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Termovalorizzatore e differenziata sono complementari
Intervista a Antonio Bonomo, responsabile del progetto e della gestione del termovalorizzatore di proprietà della società Aprica Spa
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01/02/2012

Nella nostra epoca parlare di rifiuti riconduce immediatamente alla questione del loro smaltimento che non è più gestibile con il semplice conferimento in una discarica o ad un inceneritore. Una parziale via di uscita e opzione per diversificare i processi di eliminazione dei rifiuti solidi urbani (Rsu), secondo alcuni, sembra essere quella dell'impiego di termovalorizzatori, ossia di impianti di incenerimento in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per generare calore, riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica. Per saperne di più abbiamo sentito Antonio Bonomo, responsabile del progetto e della gestione del termovalorizzatore di proprietà della società Aprica Spa (Gruppo A2A), entrato in funzione a Brescia nel 1998 e premiato nel 2006 dal Wtert (Waste to Energy Research and Technology Council, un organismo dello Earth Center della Columbia University di New York) come migliore impianto al mondo.

Quali tipologie di rifiuti vengono conferiti al termovalorizzatore di Brescia? C'è una quantità minima necessaria per consentirne il funzionamento?
Nel 2011 sono state conferite all'impianto 795.000 tonnellate di rifiuti: urbani, assimilati agli urbani (ossia, la parte non riciclabile di scarti di lavorazioni e imballaggi), biomasse (tra cui rientrano i fanghi di depurazione delle acque, gli scarti delle produzioni alimentari e quelli dell'industria del riciclaggio della carta, legno di scarto ecc.). Dal suo primo avviamento, nel 1998, l'impianto ha sempre lavorato alla massima capacità, ma i rifiuti da trattare sono molti di più! In Italia, i termovalorizzatori installati hanno una capacità complessiva di 6.000.000 di tonnellate in un anno a fronte di un quantitativo residuo, che va in discarica, di oltre 15.000.000 t. Se poi, virtuosamente, si riducessero ulteriormente i rifiuti prodotti, il termovalorizzatore potrebbe essere alimentato, per produrre energia rinnovabile, con qualsiasi biomassa.
Da dove provengono i rifiuti che lo alimentano?
Seppur la Regione Lombardia abbia formalmente già creato un unico bacino regionale, da noi il luogo di provenienza dei rifiuti urbani è la provincia di Brescia. Per quanto riguarda le altre tipologie di rifiuti (quelli speciali) questi possono provenire da qualunque parte, come prevedono la normativa europea e nazionale. L'impianto può smaltire anche rifiuti tossici o pericolosi? No, non è autorizzato per questi tipi di rifiuti.
Come tutti gli impianti di combustione, anche il termovalorizzatore emette inquinanti nell'aria: quali sono tali sostanze e come, e da chi, vengono controllate tali emissioni?Le emissioni del termovalorizzatore sono bassissime, inferiori, a parità di energia utile prodotta, a quelle di altri impianti di combustione alimentati a combustibili fossili o a biomasse. A Brescia in particolare, siccome il termovalorizzatore alimenta anche la rete di teleriscaldamento che allaccia oltre 20.000 edifici della città, se si fa un bilancio di emissioni con quello che si è guadagnato spegnendo le 20.000 caldaie, possiamo dire di aver conseguito una riduzione del 90% delle concentrazioni a livello del suolo dovute al riscaldamento. L'impianto ha un doppio sistema di misurazione in continuo delle emissioni in modo tale che, anche quando ci fosse un intervento di manutenzione di uno strumento, non ci sia assenza di dati. I controlli vengono fatti da un'autorità indipendente: l'Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente (Arpa) o l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, su mandato dell'Arpa stessa.
L'impianto produce anche rifiuti di altro genere? Come vengono smaltiti tali rifiuti e dove?

Nell'impianto ciò che è combustibile viene bruciato e azzerato. Del resto si distinguono: le scorie di combustione che sono circa il 20% dei rifiuti in ingresso e che, essendo soprattutto metalli (ferro, alluminio, zinco, rame e piombo) ed inerti, vengono recuperate, dando così un ulteriore contributo al riciclaggio di materia: i metalli sono reinseriti nel ciclo produttivo, mentre gli inerti possono essere utilizzati, per esempio, per la produzione di cemento. Circa il 5% del peso dei rifiuti in ingresso è poi costituito dai residui dell'impianto di depurazione dei fumi che, previo trattamento, sono destinati ad un ulteriore processo di recupero, attraverso il riempimento delle cavità di miniere esauste, prevalentemente in Germania.
Quanta energia elettrica è stata prodotta in media dall'impianto di termovalorizzazione ogni anno?
L'impianto, a fronte di 795.000 tonnellate di rifiuti, l'anno scorso ha prodotto 602 milioni di kwh di energia elettrica netta, che equivale al fabbisogno annuo di 200.000 famiglie. Poi ha prodotto altri 747 milioni di kwh di energia termica netta, che equivale a un fabbisogno di riscaldamento di circa 60.000 appartamenti.
Ricadute sulle bollette dei cittadini?
Possiamo dire che a Brescia le tariffe del calore sono competitive con quelle del metano, ma evidenzierei anche che il costo dello smaltimento dei rifiuti (per i cittadini e le amministrazioni che si servono dell'impianto) è il più basso della Lombardia, grazie alla grande efficienza energetica dell'impianto.
Qualora emergessero rischi o l'emissione di sostanze inquinanti risultasse oltre i limiti di legge, è possibile fermare l'impianto?
Non è solo possibile, è doveroso, essendo un obbligo di legge! Ciò detto, a Brescia, in 14 anni di servizio, questo non si è mai reso necessario grazie ai molteplici dispositivi di sicurezza dell'impianto (ci sono più di 20.000 parametri misurati che verificano automaticamente i processi, intervenendo molto prima che si superi qualsiasi limite di sicurezza). L'impianto di depurazione dei fumi è anche dotato di doppi dispositivi, per cui se si fermasse un macchinario entrerebbe subito in funzione il componente di riserva, garantendo la continuità operativa. Termovalorizzatore e raccolta differenziata: è possibile conciliare i due approcci alla gestione dei rifiuti o sono in contrasto tra loro?
La raccolta differenziata, finalizzata al riciclaggio di materiali, e la termovalorizzazione dei rifiuti non utilmente riciclabili sono due modalità complementari. I dati registrati a livello europeo fanno emergere che, mediamente, i paesi che hanno più termovalorizzazione hanno anche più riciclaggio e fanno minor ricorso, fino quasi ad azzerarlo, allo smaltimento in discarica. Invece, quei paesi che hanno un tasso di termovalorizzazione più basso attestano un maggior impiego della discarica, ossia della soluzione meno sostenibile! Come accennato, non si dimentichi che il termovalorizzatore, oltre a produrre energia risparmiando combustibili fossili esauribili, consente un incremento di circa il 20% del tasso di riciclaggio, recuperando metalli e inerti dalle scorie "ripulite" dal processo di combustione ed esercitando così una funzione sinergica con la raccolta differenziata.

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