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Rifiuti per produrre cemento
intervista a Camillo Piazza
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08/03/2012

I rifiuti in Italia sono una delle questioni che fa più dibattere. Riduzione, riciclo, Lca (analisi del ciclo di vita) sono solamente alcuni degli aspetti su cui si animano accesi scontri politici e confronti tra le possibili soluzioni, proposte e attuate. Il problema più grande e centrale riguarda le discariche e gli inceneritori. Camillo Piazza, presidente del consorzio EcoCarbon e storico ambientalista, lavora a soluzioni che possano coniugare ecologia, efficienza ed economia. Da un lato la riduzione a monte, il riciclo e il riuso, dall'altro un diverso modo di smaltire tutta la restante parte di rifiuti rimanenti non differenziabili.
Discariche e termovalorizzatori italiani. Cosa c'è che non va nel loro impiego?
L'Italia è l'unico Stato europeo, o quasi, che manda in discarica ben il 65% dei rifiuti. La restante parte viene differenziata o mandata agli inceneritori. Inoltre per il nostro Paese son arrivate diverse infrazioni da parte della comunità Europea, per i rifiuti che vengono smaltiti in discarica così come arrivano, senza alcuna selezione dei materiali. Le principali conseguenze sono lo spreco di importantissime materie prime, il mancato recupero del biogas e infine il percolato, che presso alcune discariche è totalmente fuori controllo, ingenerando vere e proprie bombe ecologiche. I termovalorizzatori presentano delle altreproblematiche, tra cui il fatto di essere costruiti esclusivamente per bruciare e hanno bisogno solo di rifiuti per funzionare. Va da se che è un meccanismo contrario alla raccolta differenziata e alla riduzione. E poi c'è il problema delle emissioni. A ciò è necessario trovare soluzioni alternative. Riduzione a monte, raccolta differenziata e l'impiego di rifiuti nelle cementerei e nelle centrali termiche.
I rifiuti nei cementifici? Cosa vuol dire?
In Italia ci sono ben 53 cementerie e consumano circa 8/9 milioni di tonnellate di carbone l'anno con una significativa emissione di Co2 e polveri sottili. A livello mondiale, la tendenza per i cementifici è di sostituire (in Germania si parla del 50%) percentuali rilevanti di combustibile fossile con Css, ovvero Combustibile solido secondario ricavato dai rifiuti. Bisogna sottolineare che se prima l'uso del carbone aveva una convenienza economica (con una quotazione di circa 30 euro a tonnellata), con l'incremento del prezzo (intorno ai 100 euro) il 20-25% dei costi totali di una cementeria sono dati dal carbone, incidendo moltissimo in un settore già colpito dalla crisi economica. Sostituendo il 50% del combustibile con 4 milioni di tonnellate di Css (che si producono con 8 ml/ton di rifiuti), si ridurrebbero della metà i conferimenti in discarica. Inoltre a 2000 gradi la temperatura è tale che non produce neanche tossine - la miscela è basica - quindi neutralizza eventuali gas acidi liberati nella combustione altri metalli pesanti vengono fissati nelle ceneri e nelle polveri e si abbattono le polveri sottili.
Vi sono dei casi reali per dare riscontro a questi dati?
Assolutamente sì. Molti sono gli studi - ad esempio del Politecnico di Milano - e le rilevazioni, come quelle dell'Arpa di Cuneo riguardo alle emissioni della Buzzi Unicem che, con un programma di utilizzo del Css, ha registrato una forte riduzione nell'emissione di polveri sottili e Co2 prima prodotte dall'impianto.
Parlava dei costi del carbone. Utilizzare il Css converrebbe?
A mio parere, una soluzione non è sostenibile se accresce i costi, specie in periodi di crisi. Molte soluzioni eco-sostenibili, però, presentano una oggettiva convenienza. In questo caso, infatti, i comuni potrebbero conferire il Css ai cementifici a costo quasi zero per entrambi o, addirittura, facendo guadagnare il Comune e comportando per le cementerie un forte risparmio in termini economici.
C'è il rischio che ciò disincentivi raccolta differenziata e programmi di riduzione dei rifiuti?
Ritengo di no. La raccolta differenziata ben fatta conviene, specie per vetro e alluminio. I comuni ci guadagnano a darli ai consorzi e non sarebbe ragionevole per loro farli diventare Css. Per la plastica, ricordiamo che in Italia si ricicla solo quella da imballaggio e siamo attorno al 20% (salvo che eventuali impurità non portino in discarica anche una parte di questa). La restante parte secondo voi dove va a finire? Si deve lavorare per ridurre il numero dei rifiuti e allungare loro la vita, ma quelli rimanenti non differenziabili devono trovare strade diverse rispetto a discariche e termovalorizzatori. E poi c'è l'umido. Il Css è composto solo di frazione secca e quindi tutto il materiale compostabile non rientrerebbe in questo discorso.
All'inizio abbiamo parlato di percolato nelle discariche. L'umido che vi finisce è un grande problema…
È fondamentale la raccolta dell'umido e quella di qualità - realizzata il più possibile senza impurità, come in un porta a porta ben fatto o in mense - deve andare negli impianti di compostaggio. Ma a oggi questi son sottodimensionati e una parte dell'umido raccolto ha contaminazioni troppo elevate per diventare compost. In questi casi, invece che conferire in discarica, la soluzione ecologicamente ed economicamente più efficiente son gli impianti di biomasse che consentono ai comuni non una spesa ma un guadagno. Vorrei sinteticamente ribadire con forza che i rifiuti vanno ridotti all'origine, differenziati per quanto si può e ciò che ne rimane deve essere impiegato in maniera economica ed efficiente. Solo così si può parlare di sostenibilità. 

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