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Ambiente, molte sfide per un futuro sostenibile
Clima, economia, energia: le strade da intraprendere
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17/12/2012

La nostra è un'associazione d'imprese che ha deciso di scommettere sulle innovazioni tecnologiche e sulle problematiche ambientali, proprio per un futuro migliore. Questa è l'occasione per ragionare sull'intreccio tra la crisi economica e ambientale. Lasciatemi dire, in sintesi, quali sono le cose che dobbiamo affrontare e i luoghi comuni, a una platea che è in larga parte formata da giovani. Questo è molto utile per il nostro incontro perché vedo un'affluenza di ragazzi e ragazze che si stanno affacciando alla vita sociale. Il confronto è utile per loro e per noi che dobbiamo sapere quale strada intraprendere per assicurare il futuro a questi ragazzi. Le crisi economiche e ambientali con cui abbiamo a che fare, sono di dimensioni epocali, entrambi. La prima perché a volte se ne parla troppo poco sui media. In queste ore è messa a rischio una città come New York da un fenomeno estremo come ""Sandy-tempesta perfetta"": c'è qualcuno che collega questo fatto ai cambiamenti climatici globali a cui stiamo assistendo in questo periodo. Poi ce ne dimentichiamo e pensiamo che questo problema è legato a un fatto episodico. Invece i cambiamenti climatici sono una cosa di straordinariamente devastante e non più una minaccia del futuro ma un rischio ambientale dei nostri giorni, anche dal punto di vista meteorologico. Abbiamo ormai numerosissimi casi in cui ci sono dei fenomeni estremi come alluvioni: vi ricordate l'inondazione in Liguria dello scorso anno? In tutta Europa questi fenomeni estremi provocano distruzione, morti, perché sono legati ai cambiamenti climatici più globali che nel frattempo, stanno provocando danni più gravi proprio a coloro che sono i minori responsabili: coloro che non hanno alcuna colpa. Gli eventi climatici sono legati all'aumento dell'effetto serra, dovuto al fatto che le nostre attività industriali che sono impegnate per lo sfruttamento delle fonti fossili, in questi ultimi cento anni, hanno provocato un aumento dell'emissione dell'anidride carbonica che determina, appunto, un aumento dell'effetto serra. Quando aumenta troppo, questo determina un surriscaldamento e secondo le statistiche stilate ogni anno, ci dicono che questi sono stati i dieci anni più caldi del secolo e che andiamo sempre peggio. Ciò determina l'estremizzazione del fenomeno: troppo caldo, troppo freddo, alluvioni e quant'altro. Il riscaldamento globale, se da noi sta innescando fenomeni estremi, in una fascia come quella dell'Africa subsahariana sta causando l'aumento delle aree desertiche. Il deserto aumenta e avanza e ci sono centinaia di migliaia di persone che ogni anno devono spostarsi, abbandonare le loro case in cerca di cibo. Per questo bisogna interrogarsi dal punto di vista etico: quanto sia urgente cambiare strada e ridurre le emissioni di gas serra, cioè invertire quella tendenza che è ormai in atto da parecchio tempo.

Ci dicono gli scienziati di tutto il mondo, dopo tante polemiche, che se andiamo avanti così la temperatura media della Terra aumenterà così tanto che non saremo più in grado di sostenere il fenomeno che si è innestato. Lo scioglimento dei ghiacci determinerà l'aumento dell'acqua degli oceani e si creeranno fenomeni che sono imprevedibili e che determineranno guai enormi: il cambiamento e la crisi ambientale è una crisi contro l'umanità.

E abbiamo in atto anche una crisi economica che si può dire sia altrettanto devastante, infatti quella che stiamo affrontando in questi ultimi quattro anni è senz'altro la crisi più grave dell'ultimo secolo, facendo un paragone con quella del '29.

Questa è di natura più globale: vediamo quello che succede a Pechino e contemporaneamente quello che accade a casa nostra. Per la prima volta la nostra generazione non è in grado di poter dire a voi, nostri figli: voi starete meglio di noi. È la prima volta che accade nella storia dell'umanità. Noi sappiamo che ogni generazione lavorava affinché i propri figli potessero avere del benessere e così puntualmente avveniva.

Oggi la crisi economica in atto determina che questa certezza non c'è più e chi si affaccia sul mondo del lavoro ha a che fare con professioni molto precarie che non permettono di raggiungere la stabilità. Aumenta la disoccupazione e il malessere in tutto il mondo. Non c'è un luogo che non è colpito da questa crisi, dall'Europa all'America, ma oggi è evidente che persino quei Paesi, che negli anni hanno avuto crescita, a fronte di una crisi così globale non hanno più quei ritmi di crescita che hanno avuto sino a qualche anno fa. Questa crisi economica è altrettanto devastante e mette a repentaglio il vostro futuro. Se questa è la situazione, è uno scenario nero che provoca depressione. Invece, c'è in gigantesco "invece": ciò che serve a combattere la crisi ambientale sono anche le cose che dobbiamo fare per avere un futuro economico di stabilità. Questa è una sintesi delle cose, abbiamo l'innovazione tecnologica che ci mette a disposizione scoperte, invenzioni, avanzamento, ricerca che ci dice che nel momento in cui sei arrivato al massimo dello sfruttamento delle risorse fossili, non puoi più andare avanti. Le risorse tecnologiche diventano la via d'uscita.

Noi abbiamo già oggi imboccato una strada che significa rivoluzione dei nostri stili di vita. L'innovazione tecnologica ci mette a disposizione delle scoperte per cui sempre di più potremo produrre energia a costi sempre più competitivi e a disposizione della cittadinanza.
Noi già oggi possiamo produrre materie prime con la green economy - pannelli solari e l'eolico - ma non è solo questo, è la ricerca di nuove produzioni e anche di attività sostenibili che vanno riducendo le fonti fossili. Ma qui ritorniamo a innovazione e ricerca: siete in tempo per intraprendere lo studio di queste innovazioni e di queste professioni. È la strada giusta, non fatevi distogliere.

Le strade nuove sono quelle che vanno a sostituire le energie fossili, produzioni di materiale legato al territorio; innovazione e ricerca per competere con il mondo e non perché non vogliamo dare al singolo cinese la possibilità di raggiungere il benessere, ma dobbiamo pensare a un modello sociale europeo e dobbiamo cercare di raggiungerlo: quello che abbiamo davanti a noi è un gigantesco cambiamento di stile di vita. Vale per tutti gli argomenti. Siamo abituati ad avere con l'energia un rapporto passivo, spingiamo un bottone e accendiamo la luce (un miliardo e mezzo di persone non ha il bottone per la luce) e non ce ne frega niente da dove arriva. È un meccanismo, ma non sarà più tale. Si va verso va coppie di auto-produttori. In Italia ci sono 400 mila impianti solari o voltaici. Ciò significa che 480 mila famiglie hanno scelto di prodursi l'energia da soli. Questo cambia radicalmente il rapporto con l'energia e cambia anche lo stile di vita, del materiale e di quello che maneggiamo. Per esempio parliamo dei vecchi sacchetti di plastica (una legge ne vieta l'uso) più comuni con cui abbiamo a che fare: in Italia sono sempre più degradabili, più leggeri, fatti dal il mais e non dal petrolio. L'impatto ambientale non è paragonabile, c'è una riduzione dell'uso dei sacchetti in percentuale del 30/40 per cento: ora quando si va a fare la spesa, si porta il sacchetto di stoffa. Parliamo anche dei trasporti collettivi e sulla scelta di non prendere l'automobile: ma bisogna lavorare tanto per ridurre i gas inquinanti. C'è un grande movimento che sta crescendo in tutto il Paese che si chiama "Salvabici" che certo non può risolvere tutto ma aiuta a ridurre l'inquinamento e l'emissione di gas nocivi. Con le sfide che abbiamo di fronte c'è possibilità e speranza. Esse ci permettono di guardare il futuro con più ottimismo.

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