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Il drone sub che protegge i mari
Nato in Trentino, il piccolo robot teleguidato sarà impiegato in molti settori, anche per la tutela dell’ambiente
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16/12/2016

Le nuove frontiere della salvaguardia dell’ambiente marino passano inevitabilmente attraverso l’uso di droni, che dopo aver conquistato i cieli si preparano ad affrontare avventure sottomarine ancora non immaginabili. E anche l’Italia è in prima linea con un prodotto decisamente competitivo, un drone sottomarino molto leggero e decisamente economico: con i suoi sei chili di peso può essere facilmente trasportato anche in uno zaino, e il costo previsto si aggira intorno ai 2.000 euro, un decimo dei prodotti simili in commercio.

È una storia tutta da raccontare quella dell’ArcheoRov. È stato creato da Emanuele Rocco e Andrea Saiani, ricercatori del laboratorio innovativo WitLab di Rovereto nell'ambito di Progetto Manifattura, l'incubatore green di Trentino Sviluppo. Come suggerisce il nome, è uno strumento pensato per la fotografia in campo archeologico, ed era stato espressamente richiesto da un gruppo di archeologi trentini di Arc-Team di Cles (Trento) per poter esplorare i fondali dei laghi alpini. La seconda parte del nome richiama invece la caratteristica di essere guidato da remoto (Remotely Operated Vehicle), cosa che conferisce all’ArcheoRov le potenzialità per essere utilizzato in settori molto differenziati, consentendo lo studio degli ambienti sottomarini in piena sicurezza e a costi molto più contenuti rispetto alle classiche immersioni. Intanto, dall’esplorazione archeologica il passo più breve è stato l’impiego nella tutela dell’ambiente: il piccolo sottomarino, guidato da pc o tablet, permette infatti di esplorare i fondali marini per lo studio delle specie che li popolano e per scoprire minacce alle barriere coralline e all’ecosistema subacqueo in generale. Ma già sono arrivate richieste da parte di hotel che pensano di utilizzarlo a scopo ricreativo, per rendere accessibili le meraviglie dei fondali anche a turisti che non vogliono o possono immergersi. E così dalle cime del Trentino il drone sub è arrivato fino al mare! Si sono mostrati molto interessati anche fotografi e videomaker specializzati nel settore.

Di certo le potenzialità in campo ambientale sono vaste e interessanti. L’ArcheoRov è in grado di spingersi fino a circa cento metri di profondità (ma è in studio un modello che si spinga fino ai 500 metri) ed essere un prezioso alleato per la ricerca di depositi di rifiuti o sversamenti di inquinanti; può inoltre essere impiegato nella lotta agli scarichi illegali. Potenzialità che non sfuggono certo ai “papà” del drone, che promettono prezzi agevolati alle associazioni che si occupano di ambiente.

Il prototipo, che è già stato impiegato “sul campo”, è stato costruito in cento ore da una stampante in 3d, ma i ricercatori sottolineano che i modelli operativi saranno realizzati in modo tradizionale. Al momento è collegato con un filo ad una boa che rimanda il segnale wifi al computer, per poter quindi allargare il campo d’azione pur rimanendo sulla terraferma. ArcheoRov si basa su un software open source ed è pensato per essere accessoriato con vari strumenti, come un tester per il ph, termometro, sonar, rilevatore 3d e così via. La sua guida non presenta grandi difficoltà e non richiede un patentino, come invece i droni aerei. Ha un’autonomia di cinque ore e si muove grazie  a tre motori, imitando il nuoto dei delfini: quando risale lo fa con colpi di coda.

Entro pochi mesi il drone dovrebbe essere proposto sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter per raccogliere i fondi necessari ad avviare la produzione. “Abilitare l’esperienza del mare è la nostra missione. Essa può delinearsi al semplice scopo leisure per l’osservazione dei pesci e dei fondali ma può avere anche sbocchi più professionali, come per esempio il monitoraggio ambientale, di siti archeologici e per il ripristino di danni ambientali e tutela delle coste o barriere coralline – spiega Andrea Saiani -. Il nostro progetto ovviamente nasce, dal nome, per la tutela, scoperta e gestione dei reperti archeologici sottomarini ma essendo un progetto open-source/open-hardware può essere modificato per futuri usi da noi non attualmente ipotizzati anche dalla community o dagli utenti stessi”.

I robot subacquei si avviano a diventare un prezioso alleato per la tutela dell’ambiente. Lo confermano almeno altre due operazioni già in corso. Ancora grazie alla ricerca italiana, è stato presentato ad aprile all’Onu un nuovo e potente alleato nella lotta ai cambiamenti climatici. Nasce nei laboratori dell’Enea e si chiama Venus Swarm: un drone sottomarino ispirato al comportamento dei pesci, che si muove in sciame di decine di elementi a stretta distanza tra di loro, per monitorare temperatura e salinità dei mari, studiare le correnti e l’erosione delle coste ed allertare in caso di tsunami. I vari pesci-robot impiegano un innovativo sistema di comunicazione per dialogare tra di loro grazie a modem acustici e ottici, creando una vera e propria rete sottomarina; un trasponder li collega inoltre ai satelliti. Si prevede che Venus Swarm verrà impiegato per difendere Venezia ed il suo inestimabile patrimonio dall’acqua alta.

Nelle acque australiane è invece in corso la sperimentazione di COTSbot, un robot a forma di siluro in grado di individuare ed uccidere autonomamente la Crown of Throns (corona di spine), una particolare specie di stella marina che sta da tempo distruggendo la Grande barriera corallina: si nutre di coralli ed è così infestante da formare in pochi anni popolazioni enormi, fino a centomila esemplari per chilometro. Una volta individuata la stella marina, il COTSbot le inietta un liquido tossico per questo organismo, in pratica avvelenandolo. “La tecnologia si basa su due componenti chiave: un sistema di riconoscimento per immagini e uno di ‘learning machine’ – ha spiegato alla Bbc il creatore del dispositivo Matthew Dunbabin –. Se il robot non è sicuro che quella che ha davanti è una stella marina target, ne scatta una foto e la invia in superficie: l’immagine viene visionata da un essere umano che dà o meno l’ok per l’abbattimento. In seguito COTSbot è in grado di salvare questa risposta nella sua memoria per non dover più chiedere la stessa cosa“.

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