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I lavori green salveranno l’economia mondiale
Intervista a Jeremy Rifkin
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21/12/2011

Da quando l'incidente di Fukushima ha messo in ginocchio uno dei paesi tecnologicamente più avanzati e ha scosso le certezze date dalle tecnologie ideate nello scorso secolo, l'implementazione di nuove infrastrutture, volte a reggere un sistema di energie pulite, è oggi un passo necessario. Questo nuovo approccio è importante, non solo per ripulire il nostro pianeta, ma anche per far ripartire l'economia, adattandola allo stile di vita moderno, dove la condivisione d'informazione e il pensiero viaggiano per il globo grazie alle nuove tecnologie. Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends e autore di numerosi bestseller sull'impatto del cambiamento scientifico e tecnologico sull'economia, il lavoro e la società, intuisce le potenzialità del cambiamento che stiamo vivendo.
Con il suo ultimo lavoro, "La terza rivoluzione industriale", lo scienziato americano affronta il tema dell'energia pulita, distribuita non solo a livello tecnologico ma anche culturale e sociale. Eco-news lo ha raggiunto nel suo ufficio di Bethesda nel distretto di Columbia, vicino Washington, per un approfondimento prezioso su possibili soluzioni finanziarie per il nostro Paese, analizzate da un punto di vista che va a braccetto con il rispetto dell'ambiente.

A seguito della storica decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di abolire il nucleare tedesco entro il 2022 e considerando la prossimità delle presidenziali in Francia, crede che il nucleare sia definitivamente tramontato?
La Germania è uno dei Paesi leader nell'implementare le giuste infrastrutture che ci stanno conducendo verso la terza rivoluzione industriale. Tutte le altre nazioni dovrebbero adattarsi alla Germania e guardare da vicino il suo layout per la terza rivoluzione industriale e il nuovo modello per il paese. Penso che il nucleare sia essenzialmente morto. Siemens, una delle aziende più grandi della Germania, è molto coinvolta nella terza rivoluzione industriale.Ho costatato come la stessa abbia recentemente voltato pagina con il nucleare e credo che presto altre centrali nucleari saranno chiuse sulla stessa scia. Penso che in molti abbiano capito che nel ventunesimo secolo l'energia atomica sia superata, mostrando i troppi problemi ambientali. Prossimamente molti Paesi prenderanno la stessa decisione della Germania di smantellare le centrali nucleari e di muoversi verso una rivoluzione industriale di energia pulita, rinnovabile e distribuita.

Come mai è andato a trovare il gruppo di indignati che sono rimasti a Roma dopo la manifestazione del 15 ottobre, che cosa pensa di loro?
Il movimento degli indignati attuale è importante quanto lo sono state le rivoluzioni del '48 e del '68. Nel '48 abbiamo assistito a una rivoluzione industriale in Europa portata avanti dai giovani che hanno sfidato la potenza politica. Da questo movimento sono scaturiti numerosi cambiamenti nelle politiche sociali ed economiche. I giovani di tutto il mondo hanno poi continuato a opporsi alle forze politiche generando le rivoluzioni nel Sud-Est dell'Asia e in Vietnam. Contestualmente abbiamo anche assistito alla nascita di diversi movimenti come quello ecologico e per i diritti degli animali. Oggi in Italia e in Spagna esiste questo nuovo trend di giovani che contrastano i governi attuali perché non rispondono alle esigenze del popolo. È formato da giovani spesso disoccupati, delusi dalle prospettive di un futuro economico senza migliorie e frustrati nei confronti dei sistemi politici attuali. I giovani di oggi sono la generazione Internet, non sono né di destra né di sinistra, vogliono una risposta concreta da parte delle istituzioni per quanto riguarda l'educazione e l'atteggiamento dei membri dello Stato. Questi giovani chiedono cambiamenti concreti nei confronti delle politiche sull'educazione, la formazione e l'offerta di posti lavoro. Internet è un mezzo distribuito e collaborativo, uno strumento di comunicazione molto democratico, aperto e trasparente. La questione è se questo movimento di giovani, che usa Internet, sia in grado attraverso questo strumento di marketing e comunicazione di scuotere il panorama politico, creando un modello economico nuovo, sostenibile e giusto. Queste sono tuttora domande aperte. La terza rivoluzione industriale è rivolta alla nuova generazione del ventunesimo secolo, perché si basa proprio sull'idea di spostare il potere economico e politico, di fondere Internet con energie rinnovabili e creare un'infrastruttura potente volta a una rivoluzione economica basata sulla sostenibilità e sull'equità.

A seguito delle imposizioni da parte dell'Unione Europea, quali sono secondo lei le nuove misure per la crescita economica in Italia e in che modo l'Italia può ispirarsi a nuovi modelli energetici ad alta intensità di lavoro anziché di capitali?
Sono stato in Italia nelle ultime settimane e ho anche incontrato leader politici europei nell'ultimo mese, notando come si continui a parlare di austerità. Io sostengo quattro cose: in primo luogo non bisogna compromettere l'idea sociale, in secondo si deve sostenere il sogno europeo di qualità di vita, in terzo non bisogna lasciare in disparte nessun cittadino italiano e infine bisogna assicurarsi che qualsiasi cosa noi facciamo sia portata avanti nel rispetto dei principi di una società sostenibile e giusta. Il mercato finanziario nutre forti perplessità nei confronti dell'Italia dovute ai buchi legati all'evasione fiscale. L'Italia quindi deve prima risanare questi buchi per poter poi parlare di credito. Supponiamo che il governo prenda misure appropriate, che assicuri il ridimensionamento del debito e che regoli gli abusi della comunità d'affari, creando una forza finanziaria tutto ciò è oggi sicuramente una priorità, ma pur risolvendo questi problemi l'Italia non si riprenderà dalla crisi economica, perché la sua economia è ancora basata su basi imposte dalla seconda rivoluzione industriale dove le energie sono alimentate da gas, petrolio e carbone, fonti che stanno tramontando e che sono sempre più care. Inoltre, le tecnologie basate su queste fonti energetiche si stanno esaurendo e l'intera civilizzazione basata sulla seconda rivoluzione industriale sta fallendo. Quando la cancelliera tedesca Merkel iniziò il suo mandato proprio nelle prime settimane, mi chiamò e mi chiese come indirizzare la questione economica del suo paese. La Germania è oggi il paese con una maggiore economia industriale pro capite al mondo insieme alla Cina. La seconda rivoluzione industriale sta morendo, l'energia è vecchia, la tecnologia si sta esaurendo e le infrastrutture stanno cadendo a pezzi. Anche se ci occupiamo di austerità, cosa che dobbiamo fare, il problema resta salvo che non sia adottata una nuova visione economica, un diverso piano per le aziende per stabilire infrastrutture volte al rinnovamento. Nuovi regimi finanziari renderanno possibili civilizzazioni più complesse e in seguito sarà necessaria una nuova rivoluzione di comunicazione per gestire le novità. Storicamente, ogni volta che una rivoluzione energetica si incontra con quella comunicativa, ci sono dei cambiamenti storici e vengono create nuove opportunità economiche. Nel diciannovesimo secolo la tecnologia di stampa diventò economica e alla portata grazie alle macchine a vapore: in seguito abbiamo aperto in America scuole pubbliche e formato una forza lavoro basata sulla stampa e quindi abbiamo gestito la rivoluzione del carbone. Nel ventesimo secolo, invece, abbiamo assistito alla convergenza fra comunicazione ed elettricità centralizzata. La radio e la tv sono stati i mezzi di comunicazione che hanno gestito la complessa società petrolifera e suburbana. In questo momento siamo giunti alla terza rivoluzione industriale che unisce comunicazione ed energia, sfruttando le capacità dei giovani. Internet è una rivoluzione di comunicazione nuova e potente, è organizzata come media distribuito e collaborativo. Oggigiorno milioni di persone ricevono e mandano messaggi via Internet. La tecnologia di comunicazione basata su Internet si sta ora fondendo con un regime energetico distributivo. Le energie distributive facenti parte di questo regime energetico sono il vento, il sole, l'energia prodotto dai rifiuti. Mentre il petrolio è localizzato solo in alcune aree ed è quindi organizzato e centralizzato, le energie distribuite sono ovunque. Ora sono necessarie delle infrastrutture per farle funzionare e la Germania è il paese leader in questo campo.

Come può agire concretamente l'Italia per uscire dalla crisi?
L'Italia può raggiungere la Germania perché deve convertire ogni suo edificio in un produttore di energia. Ogni abitazione può diventare un micro-produttore di energia pulita, sfruttando il vento sul tetto e le finestre come pannelli solari. Questo creerà milioni di nuovi posti di lavoro. Le tante piccole medie imprese, di cui l'Italia è paese leader in Europa, possono convertire edifici interi in infrastrutture per il paese. Sono questi posti di lavoro che salveranno l'economia, 40 anni di lavoro locale. Nel 1970 arrivarono i computer e furono creati nuovi posti di lavoro. Oggi milioni di persone usano internet per scambiarsi informazioni. Nel futuro ognuno di noi produrrà la propria energia verde e distribuita come oggi già produce le proprie informazioni e le condivide con gli altri. Esporteremo questa energia verde e la terremo in stoccaggio per quando servirà riconvertendola in energia utilizzabile. Per convertire la linea di trasmissione dell'energia useremo Internet, dove condivideremo e venderemo la nostra energia in Europa fino alla Russia. Tutto sarà green, dall'alimentazione dei lampioni delle strade, alle macchine elettriche con punti di ricarica per tutte le strade europee, eccetera. Queste sono le infrastrutture da creare e questo porterà a milioni di nuovi posti di lavoro. Inoltre, saranno convertiti gli edifici esistenti in infrastrutture, in mini-centrali di energia, e sarà trasformata l'intera logistica dei trasporti. La Germania è prima al momento, ma l'Italia può tranquillamente raggiungerla se non superarla, avendo di base sia condizioni climatiche molto più favorevoli per la produzione di energie verdi che il più alto tasso di piccole-medie imprese d'Europa. Ad esempio le etichette musicali non hanno compreso, in principio, la condivisione di file musicali, mentre milioni di ragazzi volevano scambiare musica. Le etichette musicali, in seguito, si sono dovute adattare a questo nuovo mercato. Anche i quotidiani non hanno capito la natura collaborativa e distributiva della sfera dei blogger, ma quando migliaia di persone hanno iniziato a condividere informazioni attraverso i blog, i quotidiani hanno dovuto creare i propri blog per non essere tagliati fuori dal mercato. Questa è solo la prima parte della storia della marketizzazione dell'informazione. La seconda parte della vicenda avverrà quando quella di Internet si incontrerà con la marketizzazione dell'energia per creare la terza rivoluzione industriale: la marketizzazione dell'economia. Questo è quanto i giovani oggi chiedono per le strade, vogliono un'economia democratica contributiva e collaborativa, vogliono assumersi la responsabilità di creare un nuovo modello economico cambiando la società. Chiedono ai governi di occuparsene, anche se loro stessi se ne occuperanno per primi e in prima persona.

Che cosa ci può dire riguardo al Master Plan per una Roma Biosferica e Post Carbon, elaborato dal suo gruppo internazionale per Roma Capitale. In che modo una città così antica può oggi riconciliarsi in modo olistico alla sua biosfera circostante?
Ho lavorato a Roma con un team di esperti globali al fianco di architetti e ingegneri locali per la realizzazione del piano di terza rivoluzione industriale applicato sulla città di Roma. Dopo una prima fase di analisi, siamo ora fermi nell'attesa di finanziamenti europei per passare alla fase due del progetto. Nel frattempo, ho incontrato diversi sindaci di varie città leader in Italia per esportare questo piano. I Master Plan lungo tutta la Penisola mostrano come l'Italia possa veramente raggiungere la Germania e diventare Paese leader per un cammino economico nuovo. Sono molto fiducioso. I ragazzi vogliono una rivoluzione economica trasparente, distributiva e collaborativa ed è proprio organizzandosi politicamente a livello locale e regionale che un nuovo movimento politico può nascere. Jeremy Rifkin 

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