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Italia: l’avanzata delle rinnovabili. In 10 anni triplicato il contributo dell’energia pulita
Il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 fotografa una costante crescita dell'energia pulita nel Belpaese nonostante i tagli agli incentivi degli ultimi anni
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12/05/2016

Sono oltre 850 mila con una capacità produttiva green pari a 57,1 TWh gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili disseminati lungo la penisola italiana. Ben 39 sono i comuni “100% rinnovabili”, nei quali le energie pulite permettono di coprire i consumi dei cittadini e di ridurre le bollette. Questi i primi dati positivi emersi da “Comuni Rinnovabili 2016” il rapporto stilato da Legambiente che sottolinea come “i successi dei Comuni rinnovabili dimostrano che l’obiettivo 50% da rinnovabili è possibile. Ma occorre liberare l’autoproduzione e spingere l’innovazione nei progetti e nelle reti”.

10 anni per le rinnovabili in Italia rappresentano un’era geologica: in soli 3650 giorni il Belpaese ha portato dal 15% al 35% la quota nazionale di produzione energetica e il 17% di quella complessiva (nel 2005 i dati erano rispettivamente del 15% e del 5,3%) da fonti rinnovabili diffusa in ben 8047 comuni contro i 356 di 10 anni prima.

In ben 2.660 comuni l’energia elettrica pulita prodotta supera quella consumata e sono 39 i Comuni d’Italia “campioni di rinnovabili” dovetutta l’energia – sia quella destinata ad usi termici che a quelli elettrici - è prodotta da fonti rinnovabili grazie ad un mix di impianti diversi e all’adozione di soluzioni tecnologiche innovative (smart grid, mobilità elettrica e accumulo) con il risultato di avere bollette meno care per imprese e famiglie.

L’Italia è poi il primo Paese al mondo per incidenza di impianti solari rispetto ai consumi elettrici (l’8,1%, pari al fabbisogno di 9,1 milioni di famiglie), davanti a Grecia e Germania, e possiede alcune delle esperienze di innovazione più interessanti a livello mondiale che vedono protagonisti comunità, enti e imprese locali.

Tutto bene? Non proprio. La riduzione dei contributi pubblici ha portato ad una diminuzione degli investimenti con ripercussioni negative sul trend di nuove installazioni. Per il fotovoltaico, ad esempio, dopo la fine del conto energia, si è ridotto notevolmente il numero dei nuovi impianti (930 MW installati a fronte dei 13.194 MW montati nel biennio 2011-2012). Nel 2015 i 305MW installati nel nostro Paese sono meno di un quinto delle installazioni realizzate in Germania e un decimo di quelle inglesi. Per l’eolico, nel 2015 sono stati installati 474 MW di eolico contro una media di 770 negli anni passati.

“E’ il momento di aprire una nuova fase di sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - e oggi è davvero possibile grazie alla riduzione del costo degli impianti e alle innovazioni nella gestione delle reti e dei sistemi di accumulo. I Comuni più avanzati in questa rivoluzione dal basso, dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo. Al neo Ministro Calenda proponiamo di guardare a queste esperienze per raggiungere l’obiettivo del 50% da rinnovabili annunciato dal Premier Renzi entro la legislatura, liberando in particolare l’autoproduzione, la produzione e distribuzione locale da fonti rinnovabili. Sono numerose le barriere e le tasse, infatti, che oggi impediscono investimenti che sarebbero a costo zero, e per questo occorre introdurre regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti, spingendo gli investimenti attraverso innovazioni nel mercato elettrico e negli incentivi, nelle reti energetiche”.

Una svolta green per la decarbonizzazione dell’economia è quindi possibile, ma necessita dell’impegno e dell’indirizzo dello Stato. Associazioni, cittadini e imprese sono già pronti.

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