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In “rosso” il capitale naturale europeo
A rischio soprattutto zone umide, acque dolci e brughiere, lo dice l’AEA che stimola i Paesi a una maggiore conoscenza dei dati
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26/02/2016

L’Europa sta erodendo giorno dopo giorno il suo “capital naturale” costituito dal terreno coltivabile, l'acqua dolce, la ricchezza delle specie animali e vegetali, i mari, l'impollinazione, la regolazione del clima. Si tratta di un capitale naturale di enorme valore non solo ambientale, ma anche economico necessario per Il benessere della società e che è messo a rischio dall’ inquinamento, dalla frammentazione degli Habitat e dalla mancata protezione di quelli più fragili, dall’ invasione delle specie aliene, dall’ “urban sprawl”, dai cambiamenti climatici, dallo sfruttamento insostenibile delle risorse. Il rapporto "Mapping and assessing the conditions of Europe’s ecosystem: progress and challanges”, pubblicato dall’ Agenzia Europea per l’Ambiente, offre una fotografia dei rischi e vuole identificare le principali lacune nella conoscenza e nei dati, essenziali per valutare correttamente la salute deglii ecosistemi europei e correre ai ripari per tutelarli. Il Rapporto prende in esame otto ecosistemi: quello urbano dove vive il 72% delle popolazione, i terreni agricoli, i pascoli, le brughiere, i boschi e le foreste, le zone umide, le acque dolci  e quelle marine e valuta le conoscenze e le  pressioni cui sono sottoposti questi habitat e gli impatti sulle specie vegetali ed animali. Dal Rapprto, che rileva come ancora la mappa del capitale naturale sia insufficiente, emerge in particolare che 1) alcuni degli ecosistemi più sensibili come le brughiere, le zone umide e le acque dolci del Vecchio Continente sono concentrati in un ristretto numero dii paesi, un fatto questo che potrebbe aumentarne la loro vulnerabilità ai cambiamenti ambientali. 2) • Una gran parte di questi ecosistemi vulnerabili non è protetta all'interno di sistemi di protezione europea come Natura 2000, aree marine protette ecc che mirano a conservare gli habitat e la biodiversità. 3) • Ben oltre il 50% di tutti gli habitat e le specie contemplate dalla direttiva Habitat sono stimati in condizioni 'sfavorevoli', e il loro stato di conservazione è generalmente in declino o stabile, solo una piccola parte è in una condizione di “miglioramento”. Per avere un quadro più prerciso delle condizioni di salute del capitale naturale europeo, la Relazione conclude che è necessaria una migliore “mappa” degli ecosistemi e una conoscenza più approfondita, soprattutto degli ecosistemi urbani e di quelli marini e dei  legami tra condizioni degli ecosistemi, biodiversità e servizi ecosistemici , per essere in grado di valutare e comprendere tutte le minacce che la natura europea  deve affrontare. Una comprensione e conoscenza, conclude il Rapporto, “di vitale importanza per i responsabili politici che devono fornire le risposte adeguate”.

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