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Quando l’oro nero minaccia l’oro verde
Secondo il WWF un terzo dei siti naturali Unesco, capolavori della natura, è minacciato da ricerche di petrolio, gas e minerali
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14/10/2015

''Oro nero'' o ''oro verde''? Natura oppure petrolio, gas e altri minerali? Sembrerebbe un matrimonio impossibile, per assoluta incompatibilità di carattere. Ma non è proprio così e lo dice il WWF che ha messo sotto osservazione i 229 siti naturali dell’Unesco scoprendo che ben un terzo (70), tra parchi nazionali, barriere coralline, riserve naturalistiche, è minacciato dalle esplorazioni per la ricerca di petrolio, gas e minerali. Un dato in crescita rispetto al 24% di un anno fa. Il grido di allarme per questi polmoni verdi e blu del globo e capolavori della natura riguarda soprattutto i paesi in via di sviluppo. Dal parco nazionale del Virunga in Congo a quello del Lago Malawi, fino a uno dei più grandi parchi faunistici mondiali, la riserva Selous in Tanzania, 25 patrimoni mondiali su 41 (61%) sono interessati da attività o concessioni per le estrazioni. In Asia il problema riguarda 24 siti su 70 (34%), nell'America latina e caraibica 13 su 41 (31%). La situazione è meno grave in Occidente: in Europa e Nord America sono in pericolo 7 siti su 71 (10%). Tra questi il parco nazionale del Coto Donana, situato nell'estuario del fiume Guadalquivir, nel sud della Spagna, una delle zone umide più importanti d'Europa per l'unicità della biodiversità che ospita. I siti naturali Patrimonio dell'umanità, che coprono meno dell'1% della superficie del Pianeta e hanno un valore eccezionale in termini di specie e paesaggi, corrono un rischio crescente di sfruttamento e di danni irreparabili, che a loro volta danneggiano le comunità dipendenti da questi luoghi per la sussistenza. La minaccia interessa anche alcuni degli animali più rari del Pianeta, come i gorilla di montagna e gli elefanti africani, i leopardi delle nevi, cetacei e le tartarughe marine. Se questi siti e i loro ecosistemi rimanessero intatti, sottolinea il WWF, sarebbero preservate aree uniche che garantirebbero importanti benefici a lungo termine: il 93% dei Natural World Heritage Sites garantiscono, infatti, benefici legati al turismo e alla ricreazione; il 91% interessanti sviluppi occupazionali e creazione di posti di lavoro e l’84% contribuisce e promuovere e diffondere cultura e istruzione. Il dilemma verde-nero non ha risparmiato neanche l’Italia: dal petrolio del parco della Val d’ Agri, alle prospezioni nel Parco del Gran Sasso o del Pollino, per non parlare delle cosiddette “trivelle facili”, cui è stato dato via libera dal decreto sblocca Italia, contro cui si battono gli ambientalisti e che, secondo l’esperto di reti, Marco Santarelli, “rischiano di far ripiombare l’ Italia nel Medioevo energetico”

 

Credits image 

Wetlands in Donana / wikipedia

Taken by Technische_Fred in December 1999.

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