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Isole minori: la strada lunga (ma possibile) verso l’indipendenza dalle fonti fossili
Uno studio di Greenpeace ipotizza la possibilità di energia 100% rinnovabile al 2040, facendo convivere pannelli solari e tutela del paesaggio
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23/07/2015

Quest’estate, chi sceglierà per le vacanze le acque cristalline dell’isola del Giglio o di Favignana per ricaricare il cellulare o asciugarsi i capelli utilizzerà quasi certamente energia non rinnovabile. Le isole minori, infatti, sono un paradiso di sole e vento, ma queste risorse rimangono inutilizzate e la quasi totalità dell’energia viene da fonti fossili. Eppure, come spiega un rapporto realizzato dalla società Exalto per Greenpeace, questi angoli di natura bellissima in mezzo al Mediterraneo possono trasformarsi “da avamposti di resistenza all’innovazione ad avanguardie della trasformazione del sistema energetico mondiale”.

Oggi in Italia sono 20 le isole non connesse alla rete elettrica. Il fabbisogno energetico viene coperto attraverso generatori diesel. “Una produzione energetica inefficiente, dato che i generatori sono molto vecchi, inquinante, poiché si usa il petrolio per ottenere energia, e anche molto costosa”, si legge nel rapporto promosso da Greenpeace. Non solo: c’è anche il fatto che l’innovazione è disincentivata, attraverso un meccanismo che prevede rimborsi alle utility per le spese di produzione e distribuzione dell’energia. Ogni anno, calcola lo studio,i cittadini italiani pagano complessivamente oltre 60 milioni di euro in bolletta (componente UC4) per sovvenzionare la produzione energetica di queste isole. A titolo esemplificativo, possiamo dire che il costo di produzione di 1 kw/h sulle isole minori è attualmente pari a oltre 6 volte il corrispettivo sulla terraferma”. A questo si aggiunge la delicatezza dell’ambiente insulare, in cui servirebbe un dialogo tra enti diversi per far convivere pale eoliche e pannelli solari con la tutela del paesaggio.

Allo stesso tempo, dai Caraibi alla Danimarca, passando per la Spagna, ci sono esperienze di isole 100% rinnovabili già in atto o vicine alla meta che si possono prendere a modello. “Ad esempio El Hierro – un’isola appartenente all’arcipelago delle Canarie, che conta 11 mila abitanti – è riuscita a centrare questo obiettivo grazie a un parco eolico da 11,5 MW, abbinato a un sistema di pompaggio da 11,3 MW, e che ora punta a una rapida diffusione della mobilità elettrica. Il sistema, costato 65milioni di dollari, è in grado di soddisfare la domanda elettrica dell’isola, pari a 48 GWh/a”.

In quest’ottica, gli esperti hanno cercato di elaborare degli scenari per un futuro più sostenibile dal punto di vista energetico per le piccole isole italiane. Si è ipotizzato un percorso in tre fasi, che entro il 2040 potrebbe portare le isole minori a non dipendere più dai combustibili fossili.

In particolare, il report si è focalizzato sul futuro di tre bellissime isole siciliane: Pantelleria, Lampedusa e Favignana. Per quest’ultima, per esempio, si stima che l’indipendenza energetica potrebbe arrivare con un investimento complessivo di circa 35 milioni di euro, a carico sia di privati (per esempio per i pannelli solari sui tetti delle case), sia di investitori esterni e della società elettrica (soprattutto per eolico e tecnologie per la produzione di energia dalle onde).

Nella foto: Il parco eolico dell'isola El Hierro, Courtesy of Carlos Teixidor Cadenas/Wikimedia Commons

1 Commenti
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LUCA scrisse...
Nel 2008 ho incontrato personalmente sia la Società Elettrica Liparese che altri enti e autorità a Pantelleria e Salina, per promuovere la realizzazione di eolico, solare a concentrazione e dissalatori a osmosi inversa e recupero di pressione, tecnologia innovativa di ENERCON (produttore principalmente di turbine eoliche) che permetteva di contenere a 1,8kWh/m3 il consumo di energia per dissalare acqua marina. Non c'è stato verso di "sfondare" la barriera, era chiarissimo che la situazione così com'era faceva comodo. Le società private produttrici di energia vengono rimborsate di tutti gli extracosti, quindi se ne inventano di assai discutibili (campagne pubblicitarie istituzionali con cartllonistica sparsa per l'isola pagata a peso d'oro, come se gli isolani non sapessero a chi pagano la bolletta). Il risultato finale è che ad esempio a Favignana la società Impresa Campo Elettricità ha percepito nel 2011 una integrazione dal GSE pari a 126,93 centesimo di euro, oltre al prezzo in bolletta (http://www.autorita.energia.it/allegati/docs/11/003-11argtab.pdf), pagata con gli oneri in componente A3. Cioè un costo per l'elettricità fornita pari a quasi un euro e mezzo /kWh, quando in realtà con un mix di fotovoltaico, eolico e solare termico a concentrazione (anche abbinato a impianti ad assorbimento per la produzione di freddo e quindi aria condizionata), le isole potrebbero avere produzioni anche in ECCESSO rispetto ai loro fabbisogni energetici (elettricità+calore). Nell'isola di Bellaire, protettorato olandese, eolico e accumulo con batterie hanno garantito energia elettrica programmabile a copertura del 100% del fabbisogno dell'isola. A Saint Thomas (US Virgin Islands), in un progetto nel quale fornisco una consulenza, 9MW eolici con un capacity factor pari al 40% contribuiranno ad abbattere la bolletta energetica dell'isola del 30%. Ma serve abbattere i conflitti di interessi.
luglio 23, 2015 12:02

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