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Protezione dei suoli serve una normativa comunitaria
Negli ultimi vent’anni l’Europa è stata investita da una serie di disastri legati alle violente precipitazioni
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10/03/2013

Lo scorso 19 novembre il ministro dell'Ambiente italiano Corrado Clini ha inviato una lettera al Commissario europeo all'Ambiente, Janez Potocnik, e alla Commissaria per l'Azione per il Clima, Connie Hedegaard, per richiedere di includere le misure previste nella "Strategia per l'adattamento ai cambiamenti climatici e la sicurezza del territorio" all'interno del Patto per la crescita e l'occupazione europea, definito nel corso del Consiglio Europeo del 29 giugno 2012.
Secondo le stime del ministero dell'Ambiente italiano, sarebbero necessari investimenti pari a 40 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio, per intenderci due volte l'importo della legge di stabilità varata dal Governo Monti. In base ad un calcolo di priorità e necessità, lo Stato italiano dovrebbe investire 1.596 milioni/anno per interventi che riguardano infrastrutture, reti e altri interventi pubblici. Tali investimenti, se disposti, graverebbero sul bilancio dello Stato che automaticamente sforerebbe il tetto annuale imposta dal Patto di Stabilità Europeo, facendo avviare le procedura per i disavanzi eccessivi. Ci sono, però, buone possibilità che la richiesta del ministro Clini venga accolta dalle istituzioni di Bruxelles. Già nelle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso 28 giugno, infatti, si legge che la Commissione Europea "sta valutando attentamente l'incidenza delle forti restrizioni di bilancio sulla spesa pubblica a favore della crescita e sugli investimenti pubblici. Pubblicherà una relazione sulla qualità della spesa pubblica e sulla portata di possibili azioni entro i limiti dei quadri di bilancio nazionali e dell'Ue".
In attesa delle decisioni della Commissione europea non va però dimenticato che la prevenzione di eventi climatici catastrofici è uno dei temi più importanti dell'agenda comunitaria. L'Europa, a differenza degli altri continenti, è di sicuro quello con i più antichi insediamenti umani. Nei secoli la trasformazione delle società non è andata di pari passo con un'attenta pianificazione del territorio in particolare la rapida crescita post bellica e il benessere economico hanno generato attività più o meno lecite, che hanno indebolito la solidità dei suoli e la sicurezza del nostro territorio. Agricoltura intensiva, disboscamento, industrializzazione forzata, urbanizzazione selvaggia sono solo alcune delle cause che in Italia, così come negli altri Stati europei, hanno provocato un aumento del rischio idrogeologico.
Secondo i dati del Joint Reserch Center, nel corso dell'ultimo ventennio l'Europa è stata investita da una serie di eventi calamitosi legati soprattutto a copiose e violente precipitazioni. Per esempio in Olanda, Belgio, Francia e Germania (1993, 1995), ancora Germania, Repubblica Ceca e Polonia (1997), Gran Bretagna (1998, 2000, 2004) e ovviamente Italia, con i casi più recenti del Veneto e della Liguria. Il trend non accenna ad invertirsi, anzi al contrario sembra peggiorare. Proprio per questa ragione l'Ue ha pubblicato l'anno scorso un Libro Bianco "Adattarsi ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo", con cui la Commissione Europea ha avviato un percorso finalizzato a elaborare la Strategia Europea di Adattamento ai cambiamenti climatici ed esortato gli Stati Membri a elaborare le rispettive strategie di adattamento nazionale. Non va inoltre sottostimato il grande contributo che altre politiche europee hanno nella prevenzione e salvaguardia del suolo, dell'inquinamento e degli eventi climatici, prime tra tutti la Politica agricola comune (Pac).
Gli aspetti di protezione dei suoli sono, infatti, parte integrante delle buone condizioni agronomiche e ambientali sin dall'introduzione della condizionalità nel 2003. L'Ue ha posto l'accento sulla limitazione dell'erosione, sul mantenimento sul miglioramento della materia organica e sulla prevenzione della compattazione. L'integrazione degli aspetti ambientali nel primo pilastro della Pac, come proposto dalla Commissione, migliorerebbe ulteriormente la situazione, in particolare per quanto riguarda l'erosione e le materie organiche del suolo. Altrettanto importante è la recente direttiva sulle emissioni industriali, che ha introdotto disposizioni volte a garantire che l'esercizio di un'installazione non comporti un deterioramento della qualità del suolo (e delle acque sotterranee).
Tale disposizione introduce una sorta di "tolleranza zero" nei confronti di nuove fonti di inquinamento e ribadisce il principio "chi inquina paga". E infine la Politica di Coesione. Nonostante nell'Ue non esista una base giuridica specifica per la protezione dei suoli, nell'ambito della politica di coesione sono stati destinati circa 3,1 miliardi di euro alla bonifica di siti industriali e di terreni contaminati nel periodo 2007-2013, su circa 49,6 miliardi complessivi di investimenti Ue previsti per il tema Ambiente. I paesi che hanno destinato i maggiori fondi sono stati Ungheria, Repubblica Ceca e Germania (rispettivamente 475, 371 e 332 milioni di euro). 

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