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Vino ed olio? Più buoni e sostenibili se in bottiglia di vetro
Due ricerche dimostrano che il vetro è un packaging insostituibile per mantenere il gusto, preservare le sostanze importanti per la salute; senza contare, poi, i benefici per l’ambiente
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01/02/2017

Al “Made in Italy” si addice il vetro. Per vino ed olio, due prodotti iconici del sistema con marchio Italia, il vetro rappresenta infatti un packaging insostituibile per mantenere inalterate tutte le sfaccettature del sapore, per proteggere le sostanze preziose per la salute, per isolarli dagli agenti esterni evitandone l’ossidazione e prolungare così la loro “shelf life”, per salvaguardare l’ambiente, perché la bottiglia di vetro rappresenta il perfetto esempio di economia circolare. Questa unione particolarmente positiva tra il vino e l’olio e la bottiglia di vetro è testimoniata da due ricerche realizzate rispettivamente dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e dal Dipartimento di Scienze e Innovazione tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale – Alessandria. “I vini e gli oli di qualità - ha osservato Marco Ravasi, Presidente della sezione contenitori in vetro di Assovetro - trovano da sempre nel vetro la ‘custodia’ migliore che assicura la loro qualità e la perfetta conservazione. . Da non dimenticare poi la dimensione ambientale delle bottiglie in vetro, ormai riconosciute da tutti quale esempio virtuoso del paradigma dell’economia circolare”. 

Per l’olio soprattutto la bottiglia in vetro scuro assicura il matenimento degli antiossidanti naturali, minori concentrazioni di nichel, un contenuto maggiore di sostanze volatili che accentuano gusto e profumo Nella ricerca realizzata dal professor Emilio Marengo del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica Università del Piemonte Orientale – Alessandria sono stati studiati campioni di olio extravergine imbottigliato in diversi contenitori: bag-in-box, bottiglia di polietilentereftalato (PET), latta, bottiglia di vetro chiaro e di vetro verde UVAG. I risultati della ricerca hanno messo in evidenza che in particolare il contenuto di quercetina (importante antiossidante naturale) diminuisce progressivamente nel tempo in tutti i contenitori, ma la diminuzione è meno marcata nei campioni conservati nel vetro verde UVAG. Per quanto riguarda i metalli, la concentrazione del nichel, un metallo allergenico e tossico, risulta maggiore nei campioni conservati nella latta e nel bag-in-box, mentre quella dello zinco, un micro-elemento essenziale, presente in svariati enzimi, risulta maggiore nel vetro verde UVAG.

L’analisi condotta ha sottolineato, infine, che i contenitori di vetro hanno un contenuto di composti volatili maggiore rispetto agli altri, indice che si mantiene più a lungo la ricchezza iniziale del profumo. Per il vino è la bottiglia di vetro chiusa con un turacciolo di sughero, meglio se conservata in posizione orizzontale, ad assicurare la miglior conservazione nel tempo e a contenere il calo nei componenti più sensibili all’ossidazione che riducono sensibilmente il potere antiossidante e, quindi, il benefico effetto indotto sulla salute. La ricerca realizzata dal professor Gianpaolo Andrich del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa ha esaminato tre tipi di contenitori (bag in box da 3 e da 20 litri; tetra brik da 0.25 e da 1 litro, bottiglie di vetro da 0.375 e da 0.75 litri), quattro tipi di chiusura (sughero, materiale polimerico, a corona, a vite) e varie temperature di conservazione. Dalle analisi emerge in particolare che per quanto riguarda la sensibilità all’ossidazione è il bag in box a presentare i risultati peggiori (maggiore permeabilità all’aria esterna); questo giustifica il limitato tempo per la conservazione di un vino (1 anno suggerito dagli stessi produttori di questi contenitori) ed è proprio il vetro a preservare meglio il vino dall’ ossidazione per una più ridotta permeazione dell’ossigeno quando munito di chiusure adeguate. Per rispettare l’ ambiente negli ultimi decenni per tenere il passo con i sempre più severi standard ambientali, la bottiglia di vetro da una parte si è sottoposta ad una attenta “cura dimagrante” e dall’altra ha visto salire sempre di più l’utilizzo del rottame nel processo di produzione (tra l’80 e il 90%). Oggi le bottiglie sono molto più leggere di un tempo (le bottiglie di vino hanno ridotto il loro peso del 12%negli ultimi 10 anni), richiedendo quindiminor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO2.

L’utilizzo di rottame per la produzione di contenitori è stato quantificato nel 2016 in un risparmio energetico di circa 318 milioni di metri cubi di metano (il consumo medio annuale di una città come Genova). Attraverso l’utilizzo del rottame si evitano l’estrazione di materie prime tradizionali (sabbia, carbonati, soda, etc.) per circa 3.050.000 tonnellate e le emissioni in atmosfera di 1.875.000 tonnellate di CO2 equivalenti.

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