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Sostenibilità: il lento cammino delle aziende
Secondo un report del Wwf, solo il 14% dei grossi gruppi ha impegni specifici per approvvigionarsi di carta, olio di palma, soia e altre commodity con un basso impatto ambientale
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29/06/2016

Carta, olio di palma, soia, cotone, zucchero: saranno tra le materie prime con una domanda crescente, ma oggi solo il 14% delle aziende attive a livello globale ha assunto impegni specifici a medio e lungo termine per procurarsi queste commodity in modo sostenibile. A scattare la fotografia è un report del Wwf, che ha analizzato le pratiche e le politiche di sostenibilità di 256 grandi gruppi membri del Consumer Goods Forum, grosso network globale che include le maggiori società attive nella produzione e commercializzazione di beni di vario tipo.

Non basta: a livello globale, solo 22 grandi imprese (circa il 9% di quelle passate ai raggi X) si sono date obiettivi per far sì che tutte o la maggior parte delle commodity necessarie per la loro attività rispettino gli standard di certificazione sostenibile raccomandati dall’associazione. Tra queste, ci sono anche due grandi aziende del nostro Paese: il gruppo cartario Sofidel, noto con il marchio Regina, e il gruppo dolciario Ferrero, che hanno adottato politiche di approvvigionamento sostenibile al pari di marchi come L’Oreal, Marks & Spencer, Migros e Unilever.

“Le aziende, specialmente i maggiori produttori e acquirenti di commodity, così come molti dei brand produttori e rivenditori, hanno un ruolo fondamentale nell’orientare la produzione di commodity verso la sostenibilità”, spiega Stephen Watson, responsabile per il Corporate engagement del Wwf. E, è il messaggio dell’Ong, possono e devono fare di più.

Secondo lo studio, oggi i materiali per cui si osservano il maggior numero di impegni già attivi sono l'olio di palma e la carta (circa il 23% e il 18% del totale), seguiti a grossa distanza dai frutti di mare (meno del 5%), mentre lo zucchero di canna è la commodity, insieme sempre all'olio di palma, per la quale c'è il più alto numero di buoni propositi da attuare entro il 2020. Situazione ancora molto negativa, invece, per soia, carne bovina e cotone: per questi tre prodotti, una buona fetta degli acquisti da parte dei membri del Cosumer Goods Forum avviene senza occuparsi della sostenibilità. Si va dal 78% circa della soia al 94% di carne e cotone.

Gli effetti sull’ambiente delle produzioni insostenibili sono molti e diversi: le coltivazioni di cotone e zucchero di canna consumano grosse quantità d'acqua; le filiere di approvvigionamento di legno, latticini, soia, carne bovina, olio di palma e carta hanno impatti diretti sulla deforestazione e i cambiamenti climatici, mentre nell'ambito delle risorse ittiche si rischia il sovrasfruttamento dei mari.

Quando si parla di sostenibilità aziendale, spesso ci si scontra anche con la poca chiarezza delle informazioni fornite. “I dettagli di alcuni impegni aziendali restano imprecisi, evidenziando un problema più ampio, quello della trasparenza”, denuncia il Wwf. “Solo il 42% delle aziende pubblica informazioni relative alla sostenibilità nei bilanci annuali o report di sostenibilità”, mentre un altro 28% non inserisce informazioni di questo tipo nei documenti ufficiali, ma solo sul sito internet, dove i dati raramente vengono verificati in maniera indipendente.

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