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In Italia per il biotech piccolo è bello
Delle 489 imprese che contano 9mila addetti, la maggior parte è di micro o di piccola dimensione, la Lombardia al top per numero di imprese
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19/05/2016

Piccole, innovative, tecnologiche ad alta occupazione e intensità di ricerca. Questo l’identikit delle imprese biotecnologiche in Italia fornito dal Rapporto “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures”, realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, in collaborazione con ENEA. Secondo il rapportoa fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto, secondo il Rapporto, innovativo, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico. Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturatosupera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1%  al 2019, a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni. Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in ricerca e sviluppo gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari. La Lombardia è la prima regione in Italiaper numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale). Tutti dati questi, come ha sottolineatoRiccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec, dimostrano “come l'industria biotecnologica in Italia rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica”. Entrando nei particolari dell’industria del biotech si scopre che le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute sono le più numerose (53%) e continuano ad essere un motore trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro). Seconde per densità sono le imprese che si occupano di biotecnologie industriali (119). i tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico. Meno numerose le aziende di green biotech (44 imprese). La grande maggioranza di queste aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana. “Se nel settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata –ha dichiarato Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA- ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry”

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