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In bici alla scoperta del mondo
Intervista alla biker padovana Michela Ton: dopo un viaggio di 22 mila chilometri dalla Patagonia all’Alaska, si preparar a partecipare alla gara che percorre gli Stati Uniti dal Pacifico all’Atlantico
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02/05/2016

A volte dice “la mia bici”, altre “la mia amica”. Per Michela Ton, 45 anni, padovana, non c’è differenza: con la sua mountain bike ha partecipato a competizioni durissime come il Salzkammergut Mtb Trophy e la Titan Desert e fatto un viaggio straordinario attraversando da Sud a Nord il continente americano, tutto a pedali e da sola. 22 mila chilometri totali in un anno, segnati da molte difficoltà, ma ancora di più, ricorda lei, da incontri emozionanti e paesaggi mozzafiato. Della sua avventura, raccontata nel libro “Patagonia-Alaska solo andata” (Innuendo edizioni), Michela Ton parlerà alla seconda edizione del BAM! Festival, raduno europeo dedicato ai cicloviaggiatori. Durante l’evento, che si terrà alla Rocca di Noale (Venezia), dal 6 all’8 maggio 2016, la biker racconterà anche della competizione a cui si appresta a partecipare: la Trans Am Bike Race, la gara ciclistica più lunga e dura al mondo, su strada e senza supporto, per 6.800 chilometri e oltre 60 mila metri di dislivello positivo, che attraversa gli Stati Uniti dal lato pacifico fino a quello atlantico.

Michela, il 4 giugno partirai dall’Oregon per attraversare gli Usa. Come ti stai preparando?

Questo inverno mi sono allenata sulle lunghe distanze, ma non è facile prepararsi a una gara di 7 mila chilometri facendone 750, e poi anche il recupero e il riposo prima della partenza sono fondamentali. Per la prima volta gareggerò in coppia, con il mio amico atleta Stefano Gamper: è una sfida in più in una gara già di per sé molto faticosa, dove non hai supporto, ti porti tutto appresso e dormi dove capita. Percorreremo dai 250 ai 300 chilometri al giorno, iniziando a pedalare alle 3 del mattino. Tanti mi chiedono se sono pronta, ma io rispondo sempre che questo potrò dirlo solo alla fine: puoi farti tutti i calcoli che vuoi, ma gli imprevisti possono essere tanti. Allo stesso tempo, per mia esperienza quando ci si trova sulle strada si è euforici, la motivazione rende inarrestabili.

Tu hai alle spalle anche un percorso molto più lungo, dalla Patagonia all’Alaska. Perché hai deciso di farlo?

Era un sogno e una promessa da mantenere. Ci pensavo da un anno, poi ho iniziato a vedere che la mia situazione lavorativa era sempre più in panne, e a quel punto ho deciso di partire. In un mese ho comprato il carretto da attaccare alla bici e il biglietto aereo e sono andata, senza decidere neanche il percorso preciso. Sono partita con le mappe di carta che avevo e con la mia mountain bike da gara, senza neanche i parafanghi.

Quanto è stato difficile?

I momenti duri sono quando crolli psicologicamente, quando ti senti sola e ti manca tua madre, quando piove, perché la pioggia per lunghi periodi ti devasta la mente. A volte ho anche pensato di tornare indietro, ma poi tutto diventata sempre più bello, ad ogni tappa trovavo sempre persone più fantastiche rispetto alla volta prima. Ho incontrato molte persone buone e accoglienti: chiedevo di poter montare la tenda nel loro giardino, e loro si stringevano per darmi un letto al caldo dove risposare. Per strada le persone, anche quelle poverissime, mi regalavano arance e caramelle. In Colombia e Guatemala, nei posti più pericolosi ho chiesto ospitalità alla polizia o ai pompieri, e mi hanno sempre dato un’accoglienza formidabile. Le persone più povere sono quelle che mi hanno dato il cuore. Ma anche negli Stati Uniti, mentre percorrevo le Montagne Rocciose mi ha sorpreso la tempesta: è bastato bussare per vedersi aprire le porte di casa.

Quali sono i paesaggi più belli che hai attraversato?

Il deserto di Atacama, in Cile, è molto bello, dopo averlo percorso ne ho sentito la mancanza. Le Ande hanno il loro fascino. Conservo nella memoria i colori e i profumi del Perù, l’Ecuador e la Colombia sono verdissimi, riesci a pedalare a 3.000 metri di altitudine senza rendertene conto. Quando sono arrivata in Alaska era ancora estate, ho visto il sole non tramontare mai e mi sono goduta un silenzio mistico. Quando viaggi in bicicletta impari a sentire gli odori e i rumori, a scrutare il cielo, a percepire sensazioni che non sapevi di poter provare.

E quali sono invece i luoghi dove hai osservato situazioni di maggior degrado ambientale?

In Sud America c’è molto traffico e si usano molti contenitori usa e getta per il cibo. Il deserto di Atacama è pieno di immondizia portata dal vento. Non c’è la mentalità di una corretta gestione dei rifiuti. In Messico ho visto molti animali morti uccisi dai camion che si spostano a tutta velocità. Nelle grandi città statunitensi, invece, ho osservato piuttosto gli effetti della crisi economica, con persone che vivevano in tende montate anche sui marciapiedi.

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