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La carica del 155 per firmare il 22 aprile all’ Onu l’Accordo di Parigi
Tanti sono fino ad oggi i Paesi che si sono impegnati per la cerimonia che si svolgerà nella Giornata della Terra, ma solo una decina lo ratificheranno quel giorno
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19/04/2016

Il 22 aprile, nella Giornata della Terra, un numero record di paesi, l’ultimo aggiornamento Onu parla di 155, firmeranno lo storico accordo sul clima adottato lo scorso dicembre a Parigi. Alla cerimonia, che si svolgerà al Palazzo di Vetro dell'Onu, a New York, ci saranno oltre 60 tra capi di stato e di governo, da Obama al presidente cinese Xi Jinping (leader dei due paesi maggiori emettitori di gas serra), dal presidente francese François Hollande al premier italiano Matteo Renzi. "Parigi è stata storica –ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon - ma è solo l'inizio. Dobbiamo urgentemente accelerare gli sforzi per affrontare i cambiamenti climatici. Incoraggio, quindi, tutti i paesi a firmare l'Accordo di Parigi il 22 aprile in modo che possiamo trasformare le aspirazioni in azione". La firma è infatti il primo passo per la ratifica formale dell’accordo. Molti Paesi hanno annunciato la loro ratifica nei mesi successivi alla firma di New York, come la Francia che si è impegnata alla ratifica entro l’estate, altri, ma solo una decina, hanno indicato che nello stesso giorno della firma all’ Onu presenteranno anche gli strumenti di ratifica. Si tratta quasi esclusivamente di piccole isole, le più minacciate dai cambiamenti climatici, dalle Maldive alle Barbados da Santa Lucia alle Figi, fino a Nauru, un’isoletta del Pacifico che è la repubblica più piccola del mondo. L’ Accordo di Parigi infatti entrerà in vigore soltanto quando almeno 55 paesi, che rappresentino almeno il 55% delle emissioni mondiali, lo avranno ratificato. La firma del 22 aprile dovrebbe segnare anche un record nel diritto internazionale: all’Onu sperano possa essere battuto il numero di firme di un trattato internazionale nel primo giorno di apertura finora tenuto dalla legge del mare nel 1982 che aveva raccolto 119 firme. Ma dietro a tutti questi numeri da record restano ancora parecchie ombre, soprattutto da parte degli Stati Uniti dopo il blocco temporaneo, da parte della Corte Suprema, del regolamento varato da Obama per tagliare le emissioni di gas serra degli impianti che producono energia. Proprio questo regolamento costituiva infatti il punto centrale della politica climatica del governo americano e soprattutto un tassello importante per centrare gli obiettivi di riduzione posti dall’ Accordo di Parigi. Una bocciatura che senz’ altro la dice lunga sull’ atteggiamento della maggioranza Usa in tema di cambiamenti climatici. La stessa Unione Europea che firmerà l’Accordo a New York, come è stato deciso nell’ ultima riunione del Consiglio Europeo, si trova ora di fronte alla necessità di dover presentare nuove misure per centrare i target fissati per il 2030, che includono la riduzione di almeno il 40% di CO2, il consumo del 27% di energia da rinnovabili e il 27% di efficienza energetica e dovrà quindi adattare la legislazione per attuare questi obiettivi. 

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