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Clima: l’Unep quantifica il potenziale di città e aziende
Grazie alle principali iniziative di enti locali e industria, entro il 2020 si avrà una riduzione delle emissioni di 1,8 miliardi di tonnellate
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01/07/2015

Mentre i governi aspettano con vari stati d’animo la Conferenza sul clima di Parigi, in cui dovrebbe essere siglato un accordo interazionale per la riduzione delle emissioni di CO2, le Nazioni Unite provano a calcolare il potenziale dell’operato di enti locali e aziende. Se insomma gli impegni degli stati a livello centrale devono ancora in parte essere presentati, e la loro attuazione avverrà con la lentezza della diplomazia e degli apparati statali, il Programma per l’ambiente dell’Onu (Unep) ha calcolato che le 180 principali iniziative di imprese e amministrazioni locali già attive garantiranno una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica di 1,8 gigatonnellate entro il 2020. Quasi due miliardi di tonnellate risparmiate grazie per esempio al consorzio europeo Ulco, che punta a dimezzare le emissioni legate alla produzione dell’acciaio, oppure il Patto dei sindaci, che ha l’obiettivo di tagliare almeno del 20% le emissioni delle città aderenti entro il 2020.

Le città, in particolare, hanno un grosso potenziale. “Le aree urbane sono responsabili del 76% delle emissioni legate all’energia, mentre le città del mondo producono quasi la metà delle emissioni totali di gas serra. Per questo, le città sono centrali per contrastare il cambiamento climatico”, spiega l’Unep. Grazie al Patto dei sindaci, che coinvolge più di 6.300 centri, alla rete di megalopoli C40 e al carbonn Climate Registry, l’Unep ha calcolato che entro il 2020 si arriverà a una riduzione delle emissioni di più di una gigatonnellata, mentre altre iniziative a livello regionale garantiranno un ulteriore taglio di 0, 8 Gt di CO2.

Se il grosso lo faranno le città, le Nazioni Unite chiedono alle aziende un maggiore impegno, visto il loro peso ecologico: le 1000 società più inquinanti, infatti, “sono responsabili di 10 Gt di Co2 , il 20% del totale globale”. Analizzando solo le grandi iniziative internazionali, si può stimare che le imprese con il loro operato taglieranno le emissioni di 0,6 Gt, un risultato che è solo la metà di quello delle città. “Per rimanere in linea con gli impegni, le aziende hanno bisogno ti stabilizzare le loro emissioni e quindi continuare con gli sforzi per migliorare la loro performance”. In caso contrario, ammonisce l’Unep, una crescita delle emissioni metterà le società fuori strada.

A marzo scorso, l’Unione europea ha presentato i propri impegni in vista della COP21, ponendosi l’obiettivo di tagliare le emissioni del 40% al 2030 rispetto ai livelli del 1990. Al G7 in Germania, l’8 giugno scorso, i presidenti di Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Giappone, si sono dichiarati pronti a ridurre le emissioni tra il 40% e il 70% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010. Di fronte a impegni significativi, ma secondo molti osservatori non ancora sufficienti, le Nazioni Unite hanno deciso di mandare un segnale, riconoscendo le potenzialità di aziende ed amministrazioni locali.

“Le iniziative di città, imprese e settori industriali possono dare un contributo e supportare gli impegni nazionali sulle emissioni, portando dei risparmi significativi di CO2”, spiega il direttore esecutivo dell’Unep Achim Steiner. Oggi ci si aspetta che gli impegni dei governi garantiranno un taglio compreso tra le 5 e le 7 Gt di CO2 entro il 2020: in questo quadro, le quasi 2 Gt di anidride carbonica evitate grazie alle principali iniziative non statali avranno un ruolo significativo.

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