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Contro le maree nere arriva la rete “acchiappa petrolio”
I ricercatori dell’Università dell’Ohio hanno creato, ispirandosi alla foglia di loto, una maglia di acciaio inox capace di far passare l’acqua e trattenere l’olio
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06/05/2015

Pulire il mare dalle fuoriuscite di petrolio e dalle maree nere con un metodo pulito, poco costoso e, soprattutto, che mette al bando ogni sostanza tossica. Lo hanno realizzato i ricercatori dell’Università dell’Ohio che hanno creato una rete di acciaio inossidabile con una rivestitura invisibile capace di catturare il petrolio e far passare l’acqua. Questa nuova tecnologia si ispira alle proprietà della foglia di loto che si mantiene pulita naturalmente facendo scivolare via l’acqua con tutte le impurità. Per dimostrare la bontà della tecnologia i ricercatori hanno versato sulla rete “acchiappa petrolio” un mix di acqua e olio, l’acqua è passata attraverso la rete, mentre l’olio è restato in superficie ed è stato facilmente catturato. “Se questo esperimento lo portiamo su grande scala –ha detto Bharat Bhusham che ha guidato il team di ricerca- saremo in grado di pulire una fuoriuscita di petrolio usando una rete”. Per creare una superficie che fa il contrario di quanto fanno le foglie di loto - respinge l’olio piuttosto che l'acqua - Bhushan e il collega ricercatore Philip Brown hanno ricoperto la rete di acciaio con un polimero incorporato con molecole di tensioattivi (surfactanti). Per creare poi una superficie irregolare in grado di meglio trattenere il petrolio, gli scienziati hanno spruzzato sulla rete nanoparticelle di silicio. Il silicio, il tensioattivo, il polimero e l’acciaio inox sono tutte sostanze atossiche che non creano alcun problema di inquinamento per il mare e sono anche a buon mercato. Una rete costerebbe infatti meno di un dollaro a piede quadrato (una misura che è circa un decimo di metro quadrato). Il rivestimento della rete, che è quasi invisibile, oggi permette una trasparenza del 70% e potrebbe essere già utilizzato per altri usi come per gli specchietti delle auto, ma –spiegano i ricercatori- per poter usare questo rivestimento anche per le finestre, che diventerebbero così autopulenti, dovrebbero arrivare ad una trasparenza del 90% e questo è l’obiettivo che si sono prefissati. Per arrivare a trovare il giusto rivestimento delle reti di acciaio, i ricercatori dell’Università statunitense hanno studiato innumerevoli superfici naturali come le ali delle farfalle, le foglie, la pelle degli squali, tutto questo per capire come la natura risolva i problemi, “ora –dicono- vogliamo andare oltre quello che fa la natura, per risolvere problemi nuovi”. I dettagli della ricerca sono descritti in due diverse paper pubblicate sulla rivista Nature Scientific Reports. 

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