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Alla ricerca dei cibi perduti
Il progetto europeo Diversifood, appena finanziato all’interno del programma Horizon 2020, ha come ’obiettivo realizzare filiere alimentari sostenibili e di qualità per valorizzare le colture locali
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10/04/2015

I sapori perduti che ritornano sulle nostre tavole, cibi da riscoprire grazie a filiere alimentari sostenibili e di qualità che valorizzano la biodiversità e le colture locali, molte delle quali dimenticate o a rischio estinzione. E’ questa la sfida europea di Diversifood, un progetto quadriennale finanziato all’interno del programma Horizon 2020 che ha preso avvio nel febbraio 2015 e coinvolge 21 partner di 12 paesi tra cui l’Università di Pisa.. Secondo la FAOFood and Agriculture Organization-, dagli inizi del ‘900 circa il 75% delle risorse genetiche vegetali del pianeta sono scomparse e un altro terzo della biodiversità vegetale potrebbe andare perduto entro il 2050. “I sistemi biologici -spiega il professore Gianluca Brunori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano -sono generalmente più resilienti e produttivi se sono diversificati e adattati agli specifici contesti, tuttavia lo sviluppo delle pratiche agronomiche non è andato in tale direzione”. Nel tempo si è verificata, infatti, una diminuzione costante della quantità di diversità coltivata,  cui nemmeno gli sforzi di conservazione dei materiali genetici messi in atto negli ultimi decenni dalle banche del germoplasma sono riusciti a far fronte. Nei quattro anni del progetto sono previste sperimentazioni e analisi per una serie di prodotti dell’agricoltura e della selvicoltura, a livello di sistemi colturali, di azioni di marketing e di comunicazione e di studio delle relative cornici normative. Fra i prodotti che il progetto intende valorizzare ci sono ad esempio il farro della Garfagnana, già coltivato nel 7000 A.C. o il “grano monococco”, che dal punto di vista nutrizionale si differenzia dal frumento tenero o da quello duro per l'alto contenuto proteico e per l'elevata quantità di carotenoidi e che insieme a quello “saraceno”, non contiene glutine ed è adatto quindi per i celiaci, oppure ancora l'amaranto, uno pseudocereale originario del centro America, già coltivato dagli Atzechi, dai chicchi commestibili e solitamente consumato in modo simile ai cereali e anch’ esso adatto ai celiaci. L’obiettivo di Diversifood è dunque di portare a risultati concreti di diretta applicazione: nuove specie, varietà, popolazioni e relative tecniche di produzione, riproduzione e utilizzo, definizione di modelli organizzativi tra i vari attori delle filiere e studio di marchi e altri strumenti di qualificazione e promozione.

1 Commenti
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Simone scrisse...
Progetto interessante. Ci sono parecchi spunti online su filiere alimentari sostenibili, come ad esempio qui http://www.buonopertebuonoperilpianeta.it/insieme-categories/buono-per-le-comunita/
aprile 29, 2015 02:54

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