Logo
con il patrocinio di
Particelle cosmiche per catturare la CO2
Un rilevatore di muoni per misurare i siti di stoccaggio dell’anidride carbonica
CONDIVIDI
26/06/2014

Rispedire “al mittente”, cioè nel sottosuolo, l’anidride carbonica generata dalla combustione del carbone per salvaguardare il clima. Questo è possibile grazie alla tecnologia della cattura e dello stoccaggio della CO2 (CCS, carbon capture and storage), oggetto di una direttiva europea (2009/31/CE del 23 aprile 2009) recepita anche in Italia, che trova però ancora  molti ostacoli per il suo sviluppo, tra questi le difficoltà di misurare  i siti sotterranei che verranno utilizzati per immagazzinare la CO2 e i costi che comportano queste misurazioni.

Ma la fisica delle particelle sembra che possa risolvere questo problema. Una sonda avanzata, sviluppata dei fisici della particelle dell’Università inglese di Sheffield, sfrutta a questo scopo le proprietà dei muoni prodotti dai raggi cosmici (si tratta di particelle sub-atomiche che passano attraverso la terra a grande velocità). Questa nuova tecnica potrebbe risolvere sia il problema economico che quello dell’accuratezza delle misurazioni. Oggi, infatti, per sondare la capacità dei luoghi di stoccaggio viene utilizzato un monitoraggio sismico che costa circa 7 milioni di euro a prospezione e non è molto preciso. L’esperimento pilota è stato compiuto nella più grande miniera sotterranea di potassa del Regno Unito dove sono stati posizionati i rilevatori che hanno monitorato i muoni che viaggiano attraverso il Mare del Nord e poi attraverso la roccia che circonda la caverna della miniera. Da questo primo esperimento i ricercatori sperano di mettere a punto un prototipo funzionante entro il 2015. I siti di stoccaggio potenziale della CO2 sono le miniere di carbone non sfruttabili, i giacimenti esauriti di idrocarburi e gli acquiferi salini profondi. Questi ultimi, secondo lo U.S. Department of Energy, sono potenzialmente idonei per contenere più della totalità di CO2 emessa sulla Terra per i prossimi 100-350 anni. In Italia il primo impianto pilota per la cattura della CO2 è stato realizzato a Brindisi per consentire di trattare “i fumi” provenienti dalla centrale a carbone Federico II. 

1 Commenti
Lascia un tuo commento
Rinaldo Sorgenti scrisse...
Le tecniche di "Cattura" della CO2 (unitamente all' H2S) sono conosciute ed applicate da decenni - "pre-combustione" - nel settore degli Idrocarburi (Petrolio e Metano) con impianti installati alla base delle aree di estrazione, perchè la CO2, essendo un prodotto naturale è sempre presente in misura variabile in tali giacimenti, dove è rimasta confinata per milioni di anni insieme agli altri gas. Applicare la CCS in fase "post-combustione" potrebbe avere senso ma solo se la si applicasse a tutti i grandi impianti industriali che utilizzano i combustibili fossili per il loro funzionamento, e non solo quindi al settore Termoelettrico e tanto meno solo a quelli alimentati a Carbone, ma anche quelli alimentati a Gas. Peraltro, tale attività dovrebbe essere applicata in maniera integrale ovunque nel mondo, perchè farlo SOLO in Europa avrebbe davvero poco senso e solo inutili enormi costi, che danneggerebbero solo l'economia nel ns. Continente. Non bisogna demonizzare tale tecnica, perchè la CO2 non è velenosa, non è esplosiva ed ha un peso superiore a quello dell'aria. D'altra parte siamo abituali fare lo stoccaggio strategico del Gas Metano, per ragioni di sicurezza!
giugno 27, 2014 01:38

Commenta

*
*
*
*
Correlati
Scarti Organici

Dalla Sicilia un robot mangiap…

Roma come San Francisco

Sul riciclo la proposta di Jac…

EDITORE Primaprint srl - Costruiamo il futuro sostenibile della stampa in Italia
Via dell’Industria, 71 – 01100 Viterbo Tel. 0761 353637 Fax 0761 270097
Via Colico, 21 – 20158 Milano Tel. 02 39352910
Web Site: www.primaprint.it