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Economia ed ecologia dicotomia inscindibile per la crescita del Paese
Dopo lo stallo post-elettorale si è giunti a un accordo governativo ampio e sembrerebbe anche largamente condiviso, al fine di avviare una stagione di riforme che possano ridare impulso all'economia.
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25/05/2013

Dopo lo stallo post-elettorale si è giunti a un accordo governativo ampio e sembrerebbe anche largamente condiviso, al fine di avviare una stagione di riforme che possano ridare impulso all'economia. Gli incarichi dell'Esecutivo e parlamentari sono stati assegnati, il Def approvato, l'agenda dei primi cento giorni fissata, ora ci si attende determinazione, celerità e concretezza affinché non si dilati ulteriormente la fase recessiva che sta deprimendo il Paese. La pressione fiscale rappresenta il primo ostacolo da aggredire con impeto per mitigare gli aggravi impositivi che bloccano il mercato e i consumi, quindi la crescita. Una spirale senza fine dalla quale si può uscire solo modificando le prospettive di sviluppo. Una delle exit strategy è sicuramente rappresentata dalla incentivazione dell'economia verde, sostenibile e innovativa che può offrire indubbie opportunità in termini di nuova occupazione, contribuendo a frenare la diaspora emorragica dei nostri talenti all'estero. Il tema analizzato in questa edizione dimostra come scelte coraggiose e lungimiranti di rappresentative realtà produttive italiane abbiano determinato casi di successo, con effetti benefici per l'ambiente. Tra gli interventi salienti quello del vicepresidente per lo sviluppo economico di Confindustria Aurelio Regina, intervistato per Eco-news da Elisabetta Guidobaldi, che, ponendo l'accento sulle priorità, dichiara: «L'energia è un fattore importante per la competitività del sistema Paese e per questa ragione è necessaria una politica energetica che riduca progressivamente il differenziale di costo che ci separa dagli altri Paesi europei... La strategia da adottare nei prossimi mesi deve certamente concentrarsi sulle linee di intervento che il nostro Paese dovrà definire per raggiungere gli obiettivi 20-20-20 (-20% CO2 / +20% Rinnovabili / +20% Efficienza)». Luca Runi, da quasi vent'anni alla guida del reparto che si occupa di sostenibilità del gruppo Barilla, alla domanda posta dalla nostra Elisa Peduto sui motivi che hanno spinto l'azienda a ragionare in termini green risponde testualmente: «Abbiamo deciso di occuparci di questo tema nel 2008, anche se già prima erano molte le attività attente all'ambiente... Quando il nostro presidente ne parla si evince già molto del suo impegno durato nel tempo: ""Io ho un'azienda che ho ereditato e che devo cedere alla generazione futura. Per me è questo passare l'azienda alle generazioni future che spiega il voler lavorare in termini di sostenibilità""». Catia Bastioli, a.d. di Novamont, azienda leader nella chimica verde, sostiene che: «Non si può avere un modello di sviluppo senza avere le radici nel territorio e la testa nel mondo». In questi contributi si legge un leitmotiv ricorrente: lo sviluppo non può essere declinato se non in chiave sostenibile e in sintonia con il territorio. Non vi può essere crescita di un'area se non la si riconduce a sinergico ""compromesso"", inteso nella sua accezione positiva, tra economia ed ecologia, sostenuto da politiche virtuose che favoriscono l'interazione tra le due entità. In conclusione le strategie di crescita devono tener conto di questa dicotomia inscindibile, come ha ricordato recentemente Jean Paul Fitussi, economista di fama internazionale, in una sua affermazione: C'è la necessità di investire con due obiettivi, il benessere della popolazione e la sostenibilità. Questo significa che noi lasciamo alle generazioni future una ricchezza almeno uguale a quella di cui abbiamo goduto.

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