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Débat public: più voce ai cittadini per le grandi opere con profondi impatti ambientali
Un modello di partecipazione che entro il prossimo anno dovrebbe diventare realtà anche in Italia, sul modello francese. Ma le prime esperienze ci sono già e in attesa dei decreti attuativi, Termoli lancia un nuovo esperimento
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12/09/2016

Se i regolamenti attuativi arriveranno puntuali entro aprile 2017, dal prossimo anno anche in Italia i cittadini potranno dire la loro sulla realizzazione delle grandi opere. Il nuovo Codice degli appalti, infatti, parla per la prima volta di “dibattito pubblico”, ispirandosi alla Francia, che lo ha introdotto nel lontano 2002. Una consultazione pubblica particolare, che si svolge con regole e tempi certi, in cui cittadini, associazioni ambientaliste, ditte proponenti e istituzioni locali possono fare osservazioni e presentare modifiche al progetto. L’ultimo rapporto dell’osservatorio Innov-e dell’Istituto di competitività, presentato a luglio e coordinato da Antonio Sileo, inserisce il débat public tra le grandi innovazioni che potrebbero avere un impatto significativo sul nostro Paese.

Rispetto ad altre forme di partecipazione, infatti, in Francia il dibattito pubblico “interviene a monte del processo decisionale, durante l’elaborazione di un progetto, quando il progetto può ancora ssere modificato, del tutto o in parte. Oggetto del dibattito non sono solo le caratteristiche principali del progetto e i suoi obiettivi ma la sua stessa opportunità, la sua realizzazione”, si legge nello studio. Oltralpe un’autorità amministrativa indipendente garantisce che nella consultazione tutti abbiano le stesse possibilità di partecipare. Oggetto del confronto sono al momento i progetti di interesse nazionale con precise caratteristiche, tra cui anche un impatto significativo sull’ambiente e la gestione del territorio.  Possono essere autostrade e linee ferroviarie, impianti eolici, gasdotti, oleodotti, strutture industriali, culturali, scientifiche, sportive o turistiche.

Tra il 2002 e il 2015, secondo l’I-com, solo in ambito energetico sono stati oggetto di procedure di dibattito pubblico 23 grandi progetti, suddivisi tra impianti eolici (31%), opere per lo stoccaggio di gas (26%), elettrodotti (17%), gasdotti (13%), impianti nucleari (9%) e siti per lo stoccaggio di scorie nucleari (4%). 11 opere su 23 avevano un valore superiore al miliardo di euro.

Un’esperienza da cui la Francia cerca ora di partire per ampliare la “democrazia ambientale”. Se infatti, come spiega il rapporto dell’I-com, “dal 2005 il principio di partecipazione dei cittadini in materia ambientale ha assunto, nell’ordinamento francese, valore costituzionale, adesso si discute per esempio di ampliare la procedura del débat public anche a opere di interesse locale e non solo a quelle con valenza nazionale.

Aspettando che anche il nostro Paese dia maggiore voce ai cittadini sulle grandi infrastrutture, sono nate le prime esperienze pionieristiche. “Fino ad oggi, in attesa dell’approvazione di una legge nazionale, erano pochi i casi virtuosi, distribuiti a macchia di leopardo sul territorio. Alcuni di questi erano il frutto del lavoro degli amministratori locali, come in Toscana, che dal 2013 ha istituito un’autorità regionale per la partecipazione. Altri, invece, erano il risultato dell’impegno civico di privati cittadini, come nel caso della torinese “Avventura Urbana”, che dal 1992 assiste le amministrazioni pubblica nella strutturazione di processi partecipativi”, spiega Gianluca Sgueo, docente di “Media, Activism and Democracy” alla New York University di Firenze.

A queste prime esperienze si aggiunge quella di Termoli, che dal primo settembre 2016 ha lanciato un interessante esperimento di dibattito pubblico, “un “cantiere della partecipazione” che preceda la realizzazione di nove interventi infrastrutturali lungo il tessuto urbano. Tra questi, la realizzazione di un Auditorium e di un’area commerciale, la creazione di un passante sotterraneo che renderà la zona sovrastante completamente pedonalizzata e la riqualificazione di una delle piazze centrali della città, trasformata in villa comunale grazie alla realizzazione di un parcheggio interrato multipiano. Novanta giorni di tempo durante i quali l’amministrazione locale, le aziende operanti sul territorio, i cittadini, le associazioni culturali e quelle ambientaliste siederanno intorno a un tavolo. Favorevoli e contrari, a confronto, dovranno convincere la controparte delle proprie ragioni e stabilire se e come realizzare le opere previste dal progetto”, racconta ancora Sgueo.

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