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Scendono le Infrazioni Ue, ma un quarto sono in materia di ambiente
A fine febbraio le infrazioni sono a quota 83, ma ancora 18 riguardano l’ambiente
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01/03/2016

Una buona notizia: le infrazioni comunitarie da parte dell’Italia sono scese a quota 83, il numero più basso degli ultimi 20 anni (erano 119 due anni fa). Un dato invece negativo: l’ambiente continua ad essere l’argomento più gettonato nel catalogo delle infrazioni, con ben 18 procedure aperte. Questo quanto emerge dall’ultimo aggiornamento compiuto dal Dipartimento per le politiche comunitarie. “In due anni - afferma Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per le politiche comunitarie - abbiamo ridotto le infrazioni del 30,25%”, inoltre il Parlamenti sta discutendo altre due leggi che permetteranno ulteriori riduzioni. Questo risultato positivo è stato raggiunto grazie all’ archiviazione, il 25 febbraio scorso, di otto procedure di cui la metà in materia di energia ed ambiente. In particolare sul versante ambientale ci sono quelle sul recepimento incompleto della direttiva sull'efficienza energetica, sulla direttiva Natura relativa alla vicenda della Cascina 'Tre Pini', sull'affidamento del servizio di gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti per i Comuni di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, sull'attribuzione diretta del servizio di raccolta dei rifiuti alla società Aspem nel Comune di Varese. Molte delle 18 procedure di infrazione sono aperte da molto tempo come ad esempio quella sulla cattiva applicazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane del 2004 o quella sulla non corretta applicazione delle direttive 75/442/CE sui "rifiuti", 91/689/CEE sui "rifiuti pericolosi" e 1999/31/CE sulle "discariche" che risale addirittura al 2003. Proprio il settore dei rifiuti è quello più critico per l’Italia: ben sei delle 18 procedure riguardano, infatti, lo scorretto, incompleto o mancato recepimento di Direttive su questo argomento. Stanno inoltre facendo passi in avanti, con l’invio all’Italia di due pareri motivati, il dossier sul mancato recepimento della direttiva sulla qualità di benzina e diesel e della direttiva su pile e accumulatori con cadmio e a basso tenore di mercurio. Inoltre, è stato deciso di procedere con una messa in mora complementare nei confronti dell'Italia per la violazione della direttiva sul rumore ambientale. Un processo di infrazione europeo si divide in diverse fasi. Quando la Commissione rileva una violazione della normativa Ue spedisce allo stato membro una “lettera di costituzione in mora”. Il governo nazionale ha due mesi di tempo per fare le sue osservazioni in merito. Se le risposte non arrivano o non soddisfano la Commissione scatta il “parere motivato”. Dopo altri due mesi, se lo stato non si è conformato, l’Ue chiede di avviare un processo contezioso alla Corte di Giustizia. Se la nazione non comunica di aver attuato la direttiva allora si può imporre il pagamento (la sanzione minima per l’Italia è stata fissata a 8.854.000 milioni di euro, ma per ogni giorno di ritardo nell’applicazione della sentenza si oscilla tra i 10mila e i 652mila euro di mora).

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