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Agricoltura e deforestazione: gli effetti distorti dei sussidi
Ogni anno gli incentivi per le fattorie sono 200 miliardi di dollari. Secondo l’Onu, però, molti vanno rivisti per evitare conseguenze negative sull’ambiente
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22/09/2015

In teoria, dovrebbero sostenere la crescita delle economie emergenti, ma in pratica, se da una parte aiutano le fattorie – non sempre a dire il vero anche le più piccole – dall’altra mettono a repentaglio risorse naturali altrettanto importanti, come le foreste. Un nuovo rapporto del Programma per l’ambiente nelle Nazioni Unite (Unep), presentato nei giorni scorsi al 14esimo Congresso mondiale sulle foreste a Durban, in Sudafrica, punta il dito contro i sussidi all’agricoltura e i loro effetti distorti.

Secondo l’Unep, oggi “si stima che l’80% della deforestazione a livello globale sia il risultato diretto delle pratiche agricole. I sussidi governativi, che si stima siano pari ogni anno a 200 miliardi di dollari, sono spesso dei fattori chiave alla base della perdita di foreste nel nostro pianeta, mentre i politici raramente comprendono i loro impatti”.

Gli esempi negativi, purtroppo, sono numerosi. In Ecuador, per esempio, dove tra il 1990 e il 2010 la deforestazione ha causato un aumento delle emissioni di gas serra del 47%, oltre il 99% delle aree dove sono state tagliati gli alberi sono state destinate all’agricoltura.L’Ecuador ha introdotto 27 incentivi finanziari o relativi alla tassazione legati direttamente o indirettamente alla produzione di olio di palma, senza considerare gli effetti che questi possono avere sulla deforestazione, la degradazione o la conservazione degli stock di carbonio”, si legge nel report.

Ridisegnare però questi aiuti agli agricoltori è possibile, come dimostrano diverse esperienze. In Niger, per esempio, una legislazione ambigua sulle foreste spingeva gli agricoltori a eliminare i nuovi alberi che crescevano nella propria fattoria, per evitare il rischio che l’area venisse classificata come foresta, con numerosi vincoli. Non c’è stato nessun cambiamento politico a livello formale, ma gli addetti ai controlli hanno allentato la presa sul tema degli alberi sui terreni agricoli. In questo modo, “almeno 4,8 milioni di ettari si sono rigenerati e le entrate delle famiglie di agricoltori sono aumentate tra il 18 e il 24%”.

E una riduzione degli incentivi “distorti” può favorire in certi casi anche un’agricoltura più sostenibile. In Indonesia, per esempio, negli anni ’80 l’arrivo di un piccolo insetto che si ciba della pianta del riso ha messo a serio rischio la produzione del cereale. “Ma i sussidi da 100 milioni di dollari l’anno per i pesticidi ne hanno promosso un uso su così larga scala da parte degli agricoltori, che sono stati sterminati anche i predatori dei parassiti, aumentando la devastazione causata dalla successiva ondata di insetti nati dalle uova deposte sulle piante di riso”. La soluzione è arrivata solo grazie alla messa al bando dei pesticidi decisa dal governo: il suo piano “ha raggiunto centinaia di migliaia di agricoltori in pochi anni, centrato obiettivi di riduzione degli insetti e dato supporto tecnico alle fattorie per affrancarsi dai pesticidi”.

“La politica che separa la crescita economica dalla deforestazione e dalla degradazione delle terre è il percorso più pulito verso un settore agricolo in grado di promuovere l’uso sostenibile dei suoli e una crescita economica sostenibile e inclusiva”, spiega il direttore esecutivo di Unep Achim Steiner. L’obiettivo delle Nazioni Unite è portare l’agricoltura sulla stessa traiettoria disegnata dal Palazzo di vetro attraverso i programmi Redd e Redd+, che puntano a ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione nei Paesi in via di sviluppo.

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