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Mobilità: spostarsi in modo sostenibile è possibile anche sulle Alpi
Il caso del Liechtenstein: 160 km quadrati con quasi 38 mila auto. La Cipra, in collaborazione con la multinazionale Hilti, ha puntato sulle abitudini dei pendolari per ridurre le emissioni legate ai trasporti
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31/08/2015

È il quarto stato più piccolo d’Europa, racchiuso tra le montagne della valle del Reno, tra Austria e Svizzera. Patria di panorami alpini bellissimi e buoni vini, ma anche di grandi amanti delle auto (quelle registrate superano addirittura il numero di abitanti, 37.787 contro 37.370) e meta di un popolo di pendolari di oltre 17 mila persone, che in gran parte vanno a lavoro in macchina. Tutti fattori che, se si aggiunge una superficie molto ristretta (appena 160 chilometri quadrati), rendono la situazione del Liechtenstein esplosiva dal punto di vista della mobilità.

Di fronte a un quadro così complesso, la Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) ha deciso di provare a trovare una soluzione, partendo dalla collaborazione con una delle aziende più grandi del principato, la multinazionale Hilti, che nel solo stabilimento di Schaan conta circa 1.500 dipendenti, il 60% dei quali fa meno di 15 chilometri per andare al lavoro. Attraverso il progetto Alpstar, la Cipra ha portato allo stesso tavolo i manager dell’azienda e i responsabili dei trasporti delle regioni di confine di Austria e Svizzera, insieme a quelli del Liechtenstein. Con buoni risultati: la percentuale di chi tra i dipendenti Hilti sceglie i mezzi pubblici è aumentata del 4% in due anni, passando dal 9% nel 2012 al 13% l’anno scorso, è l’obiettivo è di toccare il 15% quest’anno e il 20% nel 2020. “Ad ogni nuovo assunto diamo un biglietto gratuito di due settimane per provare a venire al lavoro con i mezzi pubblici e diamo dei contributi per l’acquisto degli abbonamenti di treno e bus”, spiega Daniel Oehry, mobility manager della Hilti.  “Insieme”, aggiunge Jakob Dietachmair, che ha lavorato al progetto per conto della Cipra, “organizziamo anche delle giornate informative, perché spesso il problema è la semplice mancanza di conoscenza. Tre diversi stati significano tre diversi sistemi di trasporto, non è facile”.

Altre iniziative sono state dedicate all’uso della bici: “Abbiamo sviluppato una mappa delle piste ciclabili cartacea e digitale e un’App che guida il ciclista negli spostamenti, un vero e proprio navigatore”, continua Dietachmair. Inoltre, nel nuovo stabilimento Hilti ci sono stalli per le bici e docce e spogliatoi per chi arriva al lavoro con le due ruote, ed è previsto persino un contributo: “Diamo 80 franchi svizzeri all’anno ad ogni impiegato che utilizza la bici per il controllo annuale del mezzo. Gli utilizzatori sono passati da 120 nel 2013 a più di 170 quest’anno; il nostro obiettivo è di avere un aumento costante di 10-20 persone all’anno”, dice Oehry.

Una buona pratica facilmente replicabile in altre aziende, che rappresenta la concretizzazione dei principi contenuti nel protocollo sui Trasporti della Convenzione delle Alpi. Il trattato internazionale che ha come firmatari gli otto Paesi dell’arco alpino e l’Unione europea, infatti, è da anni impegnato per promuovere trasporti a basso impatto ambientale sulle Alpi, area da sempre crocevia di traffici, ma anche sempre più esposta agli effetti dei cambiamenti climatici. Limitare le emissioni, causa dell’aumento delle temperature, è quindi la strada, e per seguirla serve collaborazione tra attori diversi. “È la prima volta che le persone hanno dialogato e cercato insieme una soluzione al problema”, spiegano dalla Cipra. “Abbiamo puntato prima di tutto a convincere le persone a spostarsi con autobus, treni e biciclette, ma ci siamo rivolti anche alle amministrazioni e ai manager. Alle aziende conviene ridurre i viaggi in auto dei dipendenti, anche perché possono sfruttare diversamente lo spazio destinato ai parcheggi”.

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