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Circa 90.000 nuovi posti di lavoro con il riciclo entro il 2020
Lo studio sull’occupazione nel settore del riciclo realizzato da CONAI è stato presentato al Meeting di Rimini
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01/09/2014

Lo sviluppo della filiera del riciclo con il raggiungimento  degli obiettivi europei che fissano al 50% il riciclo di rifiuti urbani e domestici nel 2020  potrebbe creare in Italia circa 90.000 posti di lavoro. Questo quanto emerge dallo studio “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”, realizzato da CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi – in collaborazione con Althesys, presentato al Meeting di Rimini.

Nello stesso tempo il volume d’affari incrementale della filiera (raccolta differenziata, trasporto, selezione, produzione di semilavorati per il riciclo, compostaggio, termovalorizzazione) è stato valutato pari a circa 6,2 miliardi, gli investimenti in infrastrutture (impianti di selezione, produzione di semilavorati per il riciclo, compostaggio e termovalorizzazione), ammonterebbero a circa 1,7 miliardi, mentre il valore aggiunto è stato quantificato in circa 2,3 miliardi.

La situazione italiana nella gestione dei rifiuti urbani è eterogenea: a livello Paese circa un terzo dei rifiuti urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica supera di poco il 40%; al Nord, essendo molto sviluppate le attività della filiera di recupero, il ricorso alla discarica è limitato al 22% mentre al Centro e al Sud raggiunge e supera il 60%.

Lo studio simula due possibili scenari, il primo definito teorico, poco realistico, che prevede il raggiungimento del 50% del riciclo dei rifiuti urbani nelle tre macro aree Nord, Centro e Sud, e il conseguente sostanziale superamento del ricorso alla discarica. Un secondo scenario, definito prudente, tiene conto delle differenti situazioni di partenza delle tre aree e valuta in modo più realistico le possibili evoluzioni; in tale quadro, è possibile ipotizzare un tasso medio nazionale di riciclo dei rifiuti urbani del 50%, con punte minime al 40% e punte massime al 61%. In questo scenario, la discarica si ridurrebbe di 4 milioni di tonnellate al 2020, ovvero del 20% rispetto al 2013 al Centro Sud e del 10% al Nord. Lo studio suggerisce quali iniziative intraprendere per incrementare lo sviluppo del riciclo: industrializzazione della filiera e introduzione di sistemi per il suo finanziamento, investimenti in ricerca e sviluppo sia nelle fasi di raccolta e selezione che naturalmente in quelle di riciclo e l’adozione di strumenti e iniziative per favorire il consumo dei prodotti verdi.

Gli effetti occupazionali, secondo lo studio, sono in proporzione maggiori al Centro e al Sud soprattutto nelle attività di raccolta differenziata in ragione del ritardo che caratterizza tali aree. Al contrario la maggior concentrazione di industrie del riciclo al Centro Nord determina in tali aree un incremento occupazionale percentualmente superiore per tali attività.

 

 

 

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